«Il suo segreto? È sempre un passo avanti rispetto ai conservatori e uno indietro rispetto ai rivoluzionari. Il Manchester United è un mix di tattica e spirito avventuriero, è una squadra organizzata ma che ci prova sempre, a viso aperto». Questo è Alex Ferguson per Gianluca Vialli, che ha incontrato l´allenatore più vincente del mondo sia da giocatore che da tecnico, quando era sulla panchina del Chelsea.
In caso di vittoria sabato, per Ferguson sarebbe la terza Champions League, e il trofeo numero 37 in 25 stagioni di Manchester United. È più facile vincere tanto rimanendo sempre nella stessa squadra?
«Al contrario, è molto difficile rimanere nello stesso posto per tanti anni con questi risultati. Bisogna avere molto coraggio. Ferguson ha avuto la forza di fare scelte impopolari: ha mandato via calciatori cresciuti con lui per comprarne altri più giovani, mettendo sempre davanti a tutto il bene della squadra. Molti allenatori preferiscono andar via per non entrare in contrasto con calciatori o tifosi. Lui no».
Dall´86 al ‘90, nei primi quattro anni di Ferguson, lo United non ha vinto nulla. Poi, tutto.
«Ma quei primi anni sono stati fondamentali: ha gettato le basi per i successi futuri. Erano altri tempi: in Inghilterra a un allenatore veniva dato tutto il tempo per costruire un gruppo vincente. Ora sarebbe impensabile. In Italia poi, non sarebbe successo mai, né allora né adesso…».
Ha mai ricevuto consigli da sir Alex?
«Quando ho cominciato ad allenare il Chelsea non riuscivo mai a staccare dal lavoro. Pensavo solo al calcio, fuori dal campo passavo il tempo a vedere videocassette di partite. Una specie di ossessione. Quando ne ho parlato a Ferguson, mi ha confessato che anche lui aveva corso il rischio di occupare con il lavoro ogni minuto della propria vita: nulla di più sbagliato. Se sei così preso, mi ha detto, non hai la lucidità e il giusto distacco per prendere le scelte migliori per la squadra».
Come se ne esce?
«Come ha fatto lui. A un certo punto si è messo a giocare a golf, a suonare il pianoforte, a studiare il francese. Mi ha insegnato che il tempo che togli alla tua professione non è mai sprecato».
Anche i maestri perdono: nel 2000 il Chelsea di Vialli vinse il Charity Shield battendo proprio lo United.
«E in quella stagione in campionato vincemmo addirittura 5-0. Una grande soddisfazione, ma relativa: sai che comunque non sarai mai al suo livello».
Come ha cambiato il Manchester United nel corso di questi 25 anni?
«È un grande studioso di calcio e credo che abbia imparato molto, dal punto di vista tattico, dai confronti con le italiane. Mi ha raccontato spesso delle sue sfide in Champions negli anni ‘90: una volta, contro la Juventus, lo United teneva palla da diversi minuti. Fallo laterale per loro, in attacco: il goal inglese era nell´aria. E invece, segna la Juve in contropiede. Da allora il Manchester United ha cambiato il modo di giocare in Europa: in Premier League continuano ad attaccare senza mollare mai, in Champions League sono molto più accorti».
Ferguson lascerà mai lo United?
«Credo di no, magari potrebbe diventare dirigente. Non può andare via: sir Alex Ferguson è il Manchester United».
Fonte La Repubblica
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