Ecco un’intervista esclusiva concessa da Ryan Giggs a ManUtd.com, dove parla della tragedia di Monaco di Baviera e di come il club sia riuscito a diventare grande nel tempo, mantenendo le proprie tradizioni e diventando un modello su scala mondiale.
Ti ricordi la prima in cui hai sentito parlare di Monaco di Baviera?
“Da tifoso, ne sentii parlare già da bambino, ma a quell’età non si è ancora in grado di comprende a pieno cosa sia una tragedia. Poco a poco, ho saputo sempre più cose sulla vicenda e, una volta firmato per il club, ebbi modo di conoscere direttamente Sir Matt Busby. Lo vedevo regolarmente perché la stanza dove ricevevamo il nostro stipendio era vicina a quella del suo ufficio. Poi c’era Sir Bobby Charlton che veniva a seguire gli allenamenti della squadra giovanile, cosa che fa ancora oggi. Non avevamo mai visto Sir Matt allenare e Sir Bobby giocare, così chiedemmo a entrambi di raccontarci un po’ delle loro carriere e, inevitabilmente, finimmo per parlare anche di Monaco di Baviera.”
Patrice Evra ha detto che “lo United ha un’identità forte” e che è importante che i giocatori conoscano la sua storia. Pensi che i giocatori attuali debbano conoscere più cose a riguardo?
“Sì, penso di sì. I nuovi giocatori, soprattutto quelli stranieri, sanno di entrare a far parte di un grande club che, oltre ad offrirgli tutto quello che serve per diventare un grande calciatore, ha avuto enorme successo negli ultimi 10 o 15 anni nel Regno Unito. Ma sanno anche che c’è anche tanto da imparare sulla nostra storia, partendo sin dalle origini. Abbiamo guardato un DVD su Monaco di Baviera di recente. È stato molto importante per la squadra vedere e conoscere ciò che accadde. Non solo per l’incidente, ma anche per conoscere come andava la squadra prima dell’incidente e per vedere come ha reagito in seguito, riuscendo a vincere la Coppa dei Campioni dieci anni dopo.”
C’è qualcosa che ti ha sorpreso quando hai visto il DVD?
“Sì, c’erano cose che non conoscevo dell’incidente. Non sapevo che lo United giocò appena 13 giorni dopo lo schianto, avendo in squadra due superstiti come Bill Foulkes e Harry Gregg. Trovo che sia incredibile. Ma non mi ha sorpreso soltanto ciò che ho visto nel DVD. Mi ha fatto effetto anche sentir parlare Sir Bobby Charlton, il quale ha vissuto quei fatti in prima persona. È stato bello sentir parlare delle sue esperienze nel calcio europeo dell’epoca e delle differenze che c’erano con quello attuale. Ci ha spiegato come si preparavano prima delle gare i giocatori di quel tempo, per esempio. Ora, se dobbiamo giocare un big match come una semifinale di Champions League, abbiamo la possibilità di guardare video e conoscere tutto quello che c’è da sapere sull’avversario in questione. Sir Matt andava ad assistere in prima persona ai match degli avversari che doveva affrontare, mentre i ragazzi non avevano modo di conoscere i propri avversari perché non esistevano dei video a riguardo. Una volta Sir Matt andò a vedere il Real Madrid e i giocatori gli chiesero come giocava, lui non voleva rispondergli perché il Real Madrid era davvero forte! È stato bello sentire le storie che ci ha raccontato Sir Bobby. Il suo discorso ci ha fatto capire realmente come il calcio sia cambia e si sia evoluto col tempo.”
Deve essere difficile poter apprezzare appieno la forza dei Busby Babes, potendo guardare soltanto pochi minuti di quell’epoca…
“Sì, è difficile. La prima cosa che mi ha colpito è la grandezza di Duncan Edwards, era fantastico! Sir Bobby ha giocato anche insieme a Denis Law e George Best, ma considera Duncan come il più grande con cui ha giocato. Era in grado di giocare sia da centrale di centrocampo che da attaccante, un giocatore unico.”
Qual è stato, in generale, il responso della squadra dopo aver visto il documentario sulla tragedia di Monaco di Baviera?
“Alla fine, Sir Bobby ha chiesto se qualcuno avesse domande da fare, ma nessuno ha preso la parola. Credo che i giocatori fossero ancora in soggezione per le parole di Sir Bobby e per quanto visto dal DVD. Sono sicuro, però, che tutti avevano una domanda da porre. Dopo tutto, alcuni dei nostri giocatori vengono da paesi diversi e molti hanno un’età intorno ai 19 o 20 anni. È stato interessante vedere l’effetto che il DVD ha avuto su di loro.”
Quanto è importante sapere, sia per i giocatori che per i tifosi, ciò che accadde a Monaco di Baviera e come il club è rinato dopo quella tragedia?
“Penso sia molto importante sapere come giocavano i Busby Babes, cosa accadde durante il disastro aereo e come Sir Matt sia riuscito a ricostruire la squadra. Ci sono tante cose importanti da imparare sulla storia del nostro club e dobbiamo portare avanti ciò che abbiamo ereditato dal passato. Ad esempio, i tifosi vogliono vedere i giovani del nostro vivaio crescere e maturare in prima squadra, cosa che accade regolarmente nel nostro club. Sia come singoli che come squadra dobbiamo giocare nel modo giusto, regalando tutte le gioie e le emozioni possibili ai nostri tifosi. Cosa che siamo riusciamo a fare da molto tempo e che differenzia il nostro club dagli altri. Siamo una squadra che non si arrende mai, attacchiamo sempre. Sir Alex ha creato una grande squadra, proprio come fece Sir Matt, e sono sicuro che anche in futuro accadrà altrettanto.”
Marco Antonucci