Robin van Persie racconta in una lunga ed esclusiva intervista, apparsa sul sito ufficiale del Manchester United, le forti emozioni provate per la conquista del suo primo titolo in carriera. L’attaccante olandese spiega anche com’è nato il grande feeling con i suoi compagni di squadra ed i tifosi, i quali ringrazia per averlo accolto subito bene e per avergli dato grande fiducia sin dall’inizio.
Robin, sei campione. Ci si sente felici ad esserlo come avevi immaginato?
“È ancora più bello. Attendevo da tanto tempo questo momento. Anche con il Feyenoord ci andai vicino, ma non diventammo campioni. In gioventù, però, ero abituato a vincere trofei sin da quando avevo 12 anni. Vinsi la UEFA Cup con il Feyenoord appena tre mesi dopo il mio debutto, e ricordo di aver pensato: ‘Okay, questo potrebbe accadere ogni anno: fa parte dell’essere un calciatore’. Ma capì tempo dopo che non era così semplice. Ho dovuto aspettare molto tempo per diventare campione, ma è una sensazione meravigliosa. Mi sento come se fossi su una nuvola.”
Gli eventuali dubbi sul fatto che lo United sia stata la scelta giusta sono finiti ora?
“Non avrei mai fatto questa scelta se avevo dei dubbi. Dal primo giorno in cui sono arrivato, ero quasi certo che avremmo vinto qualche trofeo nel giro di un solo anno. Ho visto il modo in cui si allenavano i giocatori, in cui si comportavano, in cui vivevano l’attesa per le gare e la loro mentalità, il modo in cui lavoravano lo staff e il manager… Quando tutti questi elementi combaciano, ne viene fuori una squadra di campioni. Aiuta anche il fatto di avere tanti giocatori che sanno come vincere. Dopo che il Manchester City ha perso con il Tottenham, ho notato una vera e propria concentrazione da parte della squadra. La partita con l’Aston Villa era diventata improvvisamente una finale: vincerla sarebbe significato conquistare il titolo. Ho potuto vedere la giusta determinazione sul volto di tutti.”
A cosa pensi sia dovuto il tuo veloce adattamento alla nuova vita da giocatore dello United?
“Tutti sono stati così gentili con me, tutti volevano aiutarmi e tutti mi dicevano che volevano condividere il successo con me. Giocare con dei compagni che vogliono aiutarti e che sono felici di averti in squadra ti fa sentire subito a proprio agio. Devo dire che anche i tifosi sono stati grandiosi nei miei confronti, sin dal principio. Mi hanno dato molta fiducia. Credo mi abbia aiutato il fatto di aver segnato al mio debutto all’Old Trafford, ma sentivo già un grande feeling con la tifoseria. Amo i tifosi dello United.”
Sei determinato a vincere anche la Golden Boot (il premio ricevuto dal miglior marcatore della Barclays Premier League)?
“Sarebbe bello, ma l’obiettivo principale per me era quello di vincere il campionato. Anche se avessi segnato la metà dei goal sarei stato felice, se avremmo vinto ugualmente il campionato. La Golden Boot sarebbe un bonus. In un certo senso, non è un premio molto onesto: anche se viene premiato chi segna il maggior numero di goal in stagione, bisogna considerare che i meriti dei goal vanno suddivisi anche con gli altri compagni di squadra, dato che molti di essi sono stati resi possibili da altri giocatori. Dovrebbero fare una Golden Boot per tutta la squadra.”
Sei migliorato come giocatore da quando sei arrivato allo United?
“Cerco di migliorare ogni giorno, ogni mese, ogni partita. Questo è il mio obiettivo. Quando non si riesce a segnare per un periodo, si rischia di perdere un po’ di fiducia. Uno di questi periodi l’ho vissuto anche in questa stagione. Nonostante questo periodo, ho continuare a battere bene i calci d’angolo e i calci di punizione, ho dato una mano a difendere e a spazzare via la palla dalla nostra area di rigore, ho creato occasioni per i miei compagni di squadra ed ho aiutato a segnare alcuni goal. Non mi sono mai preoccupato e non ho mai pensato che non sarei riuscito più a segnare un goal in vita mia. Quelle dieci partite in cui non sono riuscito a segnare sembravano un problema più grande per i media, più di quanto non lo era per me.”
Hai parlato anche dei tuoi compiti difensivi, come rientrare sui calci d’angolo e compiere salvataggi sulla linea di porta…
“Questo è parte del mio lavoro. Penso che sia giusto aiutare i propri compagni anche negli altri reparti, facciamo tutti parte di una squadra e bisogna aiutarsi l’uno con l’altro. Quindi, accetto volentieri di sacrificarmi per la squadra ed è importante quanto segnare. Ho un ruolo molto importante anche quando si tratta di difendere sui calci d’angolo e sui calci di punizione. Mi piace farlo. Mi carica l’idea di poter sventare la minaccia di un calcio d’angolo con un bel colpo di testa e poi lanciarci in contropiede. Non sono un giocatore che pensa soltanto a segnare: voglio dare di più perché il calcio non è fatto solo di goal.”
Hai segnato tanti goal in questa stagione e molti dei quali all’Old Trafford, ma soltanto uno sotto la Stretford End…
“Lo so! Ma non so il perché. Ho segnato un bel paio di goal nei secondi tempi all’Old Trafford, ma in quelle gare è accaduto che dovevamo attaccare sotto la Stretford End nel primo tempo e non viceversa, come accade di solito. Non so il perché. Voglio segnare ancora più goal, ma soprattutto vogliono segnarne di più sotto la Stretford End. Sono consapevole di questa statistica e prometto che la cambierò!”
Sei già campione, ma non hai ancora potuto mettere le mani sul trofeo. Come pensi che ti sentirai?
“Questa è la sensazione che sogni. Tutti vorrebbero toccare e sollevare il trofeo. Sono state scattate foto bellissime dopo la gara con l’Aston Villa, sia dentro il campo che dentro lo spogliatoio, ma c’era una cosa che è mancata a tutti: il trofeo. La immagine che incornicerò a casa mia sarà quella dove sollevo la Barclays Premier League. Non vedo l’ora che arrivi quel momento.”
Marco Antonucci