Ryan Giggs ha rilasciato una bellissima e lunga intervista, nella quale ha toccato tanti temi: dall’emozione di poter giocare nella sua città, Cardiff, al rapporto con i propri figli e a quello con alcuni dei giocatori più illustri con i quali ha giocato, come Bryan Robson ed Eric Cantona, dagli avversari più forti che ha affrontato al rapporto con i club e le tifoserie rivali.
“Non avrei mai pensato di poter giocare una partita a Cardiff”, ha dichiarato in un’esclusiva intervista rilasciata al The Telegraph. “Giocare nella mia città, magari partendo come titolare, sarebbe fantastico. È emozionante. Ho ricevuto molti messaggi questa settimana. Mia mamma oggi mi ha scritto: ‘Ho bisogno di cinque biglietti per Domenica’. Le ho risposto: ‘Oh, va bene! OK! È grandioso!’.”
“L’aspetto più triste dell’essere un calciatore professionista è quello di non poter festeggiare molto i propri compleanni o il Natale. Solitamente, durante quei giorni devi allenarti. Il giorno di Natale sarò in hotel a Hull. Ormai mi sono abituato a ciò. Lo faccio da 22 anni.”
“Cerco sempre di migliorarmi, mai accontentarsi di come si gioca. Ogni stagione, discuto costantemente con degli scienziati dello sport e con i preparatori atletici per mantenere sempre un ottimo livello di forma. Ho sempre voglia di prepararmi al meglio e giocare bene.”
“Non ho mai pensato: ‘ora sto bene così’. Guardo sempre avanti. Quando finisce una partita, dico: ‘Bene, è un grande risultato. Mercoledì giochiamo di nuovo? Allora dobbiamo farci trovare pronti per Mercoledì’. Probabilmente, così facendo, non mi sono goduto molto il calcio quanto avrei potuto. Quando raccogliamo un buon risultato, sono felice per una frazione di secondo, mentre subito dopo penso già alla gara successiva.”
“Mi arrabbio ancora molto nello spogliatoio. Sono lagnoso. Se qualcuno ha fatto un errore, glielo faccio notare e gli chiedo: ‘a cosa stavi pensando?’. Lo faccio perché sento che fa parte del mio lavoro. Spero di insegnare tante cose ai più giovani in questo modo. Quando Bryan Robson e gli altri lo hanno fatto con me, ho imparato tantissime cose.”
“Mi ricordo una scena che mi capitò da giovane: dopo una presentazione non esaltante, nel viaggio di ritorno nel pullman pensavo: ‘il mister [Sir Alex Ferguson] è arrabbiato con me, abbiamo perso ed ho sprecato la mia occasione, non avrà intenzione di farmi giocare anche la prossima settimana’. Robbo – vedendomi un po’ abbattuto – si avvicinò a me e mi disse: “Non dargli ascolto. Sei giovane, può capitarti di sbagliare. Ti rifarai nella prossima partita’.”
“Questo club è stato perfetto per me, così come lo è stato il manager [Sir Alex Ferguson], che al tempo diede a noi giovani la possibilità di metterci in mostra. Conosceva la storia del club, la quale ha visto spesso molti giocatori del settore giovanile diventare, col tempo, protagonisti anche in prima squadra. Ricordo che mi disse: ‘Basta che ripeti ciò che hai fatto nella squadra giovanile’.”
Oggi diventato giocatore-preparatore, Giggs è seduto in una stanza del centro d’allenamento di Carrington, ancora in piena forma e deciso a sfidare il tempo. Solo vedere crescere i propri figli, Libby e Zach, gli ha fatto notare che ne è passato un bel po’.
“Crescono velocemente, sia a livello fisico che caratteriale”, ha aggiunto. “Zach gioca già a calcio. Cerco di fare il possibile per lui, giocandoci insieme in giardino. È un duro lavoro! Grazie a Dio c’è il nonno! Gli fa da allenatore! Zach va all’Academy dello United una volta alla settimana, il Venerdì, mentre gioca a scuola il Sabato.”
“Non voglio che giochi partite al momento. Voglio solo che si diverta. Ha appena sette anni. Ho giocato insieme ai miei compagni fino ai 13/14 anni nei Salford Boys. Ho detto agli allenatori dell’Academy: ‘Non voglio che giochi fino ai 10 anni’. Devo dire che loro si sono mostrati molto disponibili e mi hanno assicurato che gestiranno al meglio la sua crescita a livello calcistico.”
“Insieme ai miei figli ho praticato tutti gli sport che gli consiglio di seguire. Zach gioca a calcio e a tennis. Mia figlia fa equitazione, danza, netball (uno sport simile al basket), lacrosse e diverse gare campestri. Ho sempre amato tutti gli sport e questo mi ha aiutato molto anche con il calcio. Ho giocato anche a rugby da ragazzo, dove affrontavo avversari con un fisico decisamente superiore al mio. Ciò mi ha aiutato a giocare contro avversari più fisici di me anche nel calcio. Quando ho giocato la mia prima partita [nel 1991] contro l’Everton, mi marcò Dave Watson sulla fascia. Anche se non ero forte fisicamente come lo era già Wayne Rooney agli esordi, non mi intimidì affatto la sua presenza.”
“Quando un terzino destro dello Sheffield United mi scalciò e mi intimidì verbalmente in una partita, rimasi un po’ colpito. Dissi a Robbo: ‘Questo terzino destro mi ha detto che vuole rompermi le gambe’. Robbo mi rispose: ‘Davvero? Vieni a giocare in mezzo al campo. Io vado a giocare a sinistra per 10 minuti’. Dopo qualche minuto, Robbo si ripresentò da me e mi disse: ‘È tutto apposto adesso, puoi tornare nella tua posizione’. Problema risolto! Quando Bryan Robson era in campo, ero sicuro che non avremmo perso. Era a lui a riprendermi se non passavo abbastanza la palla o se dribblavo troppo. Lui e Brucey [Steve Bruce] sono stati eccezionali con me.”
Su un altro illustre compagno di squadra dei suoi primi anni di carriera, Eric Cantona, ha aggiunto: “La presenza di Eric metteva in soggezione gli avversari e tutti lo guardavano con occhi diversi per quello che faceva in campo, ma negli spogliatoi si comportava normalmente come gli altri ragazzi. Quando hai la fortuna di allenarti con un giocatore come Eric, pensi: ‘È un top player, vuole sempre restare al vertice, quindi devo prendere esempio da lui ed allenarmi di più’. Anche gente del calibro di [David] Beckham, [Gary] Neville, [Paul] Scholes e [Nicky] Butt non tornavano a casa fin quando non finivano di allenarsi insieme ad Eric.”
“[David] Beckham aveva una grande forza mentale ed era un giocatore fantastico. Nel ’98, nel ’99 e nel 2000 penso sia stato indubbiamente uno dei tre migliori giocatori del Mondo. Quanti giocatori hanno cercato di costringerlo ad usare il piede sinistro? Ma lui riusciva comunque a mettere dentro dei cross fantastici sulla testa di [Andy] Cole, [Dwight] Yorke o di Teddy [Sheringham]. Becks si faceva trovare sempre nel posto giusto. Quando andavamo ad allenarci, trovavamo sempre striscioni con scritto ‘Ti Amo, David’ e gli dicevo: ‘Becks, non possiamo andare da nessuna parte insieme!”
La leggenda del Manchester United ha poi parlati di quelli che ritiene gli avversari più duri che abbia mai affrontato, citando alcuni giocatori della Juventus e, naturalmente, il Barcelona di Lionel Messi.
“Paolo Montero e Ciro Ferrara della Juventus sono stati i difensori più difficile da affrontare. Erano dei difensori di vecchio stampo: ‘la palla può anche superarci, ma tu no’. Mi ricordo una partita che giocammo contro di loro all’Old Trafford, dove, partendo dalla destra, saltai due giocatori e mi ritrovai di fronte Montero. Feci passare la palla e, quando pensavo di averlo già saltato, mi sono ritrovato la sua gamba e sono crollato a terra. Per lui, era un intervento normale. Penso che non fu nemmeno ammonito.”
“Quella Juventus, che aveva in squadra Alen Bokšić ed Alessandro Del Piero, era una squadra molto simile alla nostra: potente e veloce. Mi piaceva attaccare in punta di piedi con loro. Sembrava davvero una squadra ‘britannica’, come lo sembrano attualmente Bayern München e Borussia Dortmund. Il Barcelona che ci ha battuto nella finale di Wembley, però, penso sia stato l’avversario più forte che abbiamo mai affrontato. Hanno anche il giocatore più forte che ho mai visto: Lionel Messi.”
“Probabilmente, soltanto Cristiano Ronaldo è al suo livello. Ha fatto grandi cose in Portogallo, in Inghilterra e in Spagna. È un giocatore capace di segnare in qualsiasi modo. Quando tira i calci di punizione, è in grado di colpire la palla in modo che cambi direzione e inganni facilmente il portiere. Non sai mai dove va a finire il pallone fin quando non arriva in porta. Messi e Ronaldo sono i migliori. Noi ora abbiamo [Adnan] Januzaj, che un giorno potrebbeseguire le loro orme, ma non vogliamo creare troppe aspettative su di lui; vogliamo che cresca e giochi senza pressioni.”
“Robin [van Persie] è un altro top player. Il suo arrivo ci ha dato una grande spinta. Dal primo momento in cui l’ho visto allenarsi, dopo aver ricevuto la palla, ho subito pensato: ‘sì, è proprio lui il giocatore che ci serviva’. Anche quando non gioca grandi partite, è sempre in grado di segnare il goal-vittoria. È molto simile ad Eric Cantona. Basta dargli la palla ed è in grado di inventarsi qualsiasi cosa.”
Sulle differenze fra il calcio dei suoi primi anni di carriera e quello attuale, ha aggiunto: “Una volta, quando ci ritrovavamo sul pullman, parlavano della partita. Si facevano tante domande ai giocatori più anziani. Ora, invece, i giocatori più giovani stanno tutti al telefono, su Twitter e altre cose simili. Ai miei inizi, Paul Parker probabilmente era l’unico che aveva un cellulare: era un grosso mattone! Penso che faccia sempre bene parlare della partita, a prescindere da come sia andata.”
“C’è comunque un grande spirito di squadra anche oggi. A volte, si collegano tutti ai propri computer sul pullman per sfidarsi nei videogames. Quando viaggiamo in Europa, ad esempio, capita che giocano 6 contro 6 a Call of Duty. Nascono tante battute da queste sfide e si scherza per il resto della giornata. Non potrei mai vedermi su Twitter. Anche i giocatori sono esseri umani. Se passi troppo tempo su Twitter durante il giorno, rischi di creare dipendenza e non è certamente un bene.”
Sul rapporto con le squadre rivali e le rispettive tifoserie, ha dichiarato: “In Europa vengo accolto sempre bene, non importa dove vado. Ho sempre ricevuto una buona accoglienza in Italia, così come dai tifosi dell’Athletic Club e da quelli del Real Madrid. L’altra settimana, a Londra, un tassista mi ha detto: ‘Sono un tifoso del West Ham, ma tu sei il mio giocatore preferito’. Tifava West Ham! Loro insultano ogni giocatore dello United! Mi piacerebbe individuarlo fra il pubblico e dirgli: ‘insultami ora!’.”
“Ho sentito tante frasi rivoltemi dal pubblico man mano che invecchio. Mentre battevo i calci d’angolo, mi sono sentito dire tante frasi divertenti, del tipo ‘sei finito’, ‘sei troppo vecchio’ o ‘vai a prendere il tuo bastone da passeggio’. I tifosi del Liverpool non sono così cattivi in realtà. Spero che mi rispettino. Io rispetto il Liverpool. Ho sempre pensato che giocare ad Anfield sia la cosa più difficile. I tifosi dello United rispettano uno come [Steven] Gerrard. In generale, gli appassionati di calcio rispettano sempre i buoni giocatori.”
Infine, Giggs scambia qualche battuta sulla sua condotta esemplare in campo che, in ben 951 match con la maglia del Manchester United, gli ha consentito di non ricevere nemmeno un cartellino rosso.
“Sono stato multato per la disputa che c’è stata fra Martin Keown e Ruud van Nistelrooy. Mi ero lanciato per difendere Ruud! L’ho fatta franca!”
Marco Antonucci