sabato , 23 Novembre 2024
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Ferguson: “Ecco com’è diventata la mia vita dopo il ritiro”

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In esclusiva assoluta, vi proponiamo la traduzione integrale in italiano della lunghissima intervista concessa da Sir Alex Ferguson al canale TV ufficiale del Manchester United, dove l’ex manager scozzese ha trattato tantissimi temi: dalla sua vita dopo il ritiro alla sua autobiografia, da Louis van Gaal all’attuale squadra dello United, fino a parlare di quella che stata la sua filosofia da allenatore.

Intervistato da Jim Rosenthal da MUTV, ha risposto ad una lunga serie di domande, alle quali Sir Alex ha risposto con la sua consueta simpatia e con la sua apprezzabile sincerità.

Com’è la vita per te dopo aver smesso di allenare?
“Credo che la cosa più importante fosse quella di restare attivo. E io sono rimasto attivo. Sto facendo un sacco di cose. Ho viaggiato un po’, ho fatto ciò che volevo fare e mi piace guardare la squadra da una prospettiva diversa. Ciò è stato interessante.”

Nel complesso, quanto è stato bello per te essere nel cuore della Ryder Cup?
“È stato fantastico, la migliore emozione che abbia mai provato al di fuori del calcio. È stato incredibile. Sono andato a vedere il primo colpo del primo giorno e nell’ultimo giorno ho visto tutti i colpi e i tifosi sono stati fantastici. I giocatori hanno risposto bene. Se si parla della pressione che c’è sui giocatori, questo è stato un esame anche per i grandi giocatori. Questo si verifica soprattutto al primo colpo: è come un esame perché, tutto ad un tratto, c’è un silenzio assordante mentre giocano il loro primo colpo. È assolutamente splendido.”

Senza dire ciò che hai detto esattamente [al team europeo della Ryder Cup], qual è stato il punto forte del tuo discorso?
“Credo sia stato parlare dell’esperienza di essere favoriti perché l’Europa era la favorita del torneo. Non c’è nulla di svantaggioso nell’essere i favoriti, è solo una questione di essere all’altezza delle aspettative. Ma devo dire che sono andato anche oltre perché ero eccitato dalla possibilità di poter parlare con dei grandi giocatori di golf. C’era una grande intesa e ci sono state anche un po’ di battute perché [Ian] Poulter è un tifoso dell’Arsenal, quindi mi ha un po’ scherzato, e Lee Westwood è un tifoso del [Nottingham] Forest e Thomas Bjorn è un grande tifoso del Liverpool, dunque hanno fatto un po’ di battute. Ci sono state delle belle battute e tutto questo mi ha divertito.”

Cosa puoi dirci sulla parte che hai aggiunto al tuo libro?
“Fondamentalmente, ci sono un paio di capitoli in più, che parlano di come ho trascorso il mio tempo da quando mi sono ritirato e delle cose che ho fatto finora. Sono andato agli Oscar e ho vissuto un momento fantastico lì. La cosa interessante del primo anno [dopo il mio ritiro] è che io e Cath siamo andati in vacanza a Dicembre. È stata la prima volta nella mia vita in cui siamo andati in vacanza nel mese di Dicembre. Non parlo solo del periodo trascorso allo United o all’Aberdeen o come giocatore, ma della mia vita in generale. Ero seduto sul bordo di una piscina ad Abu Dhabi e ho detto a Cathy: ‘dovrei essere a Carrington’. Di solito ero nel freddo gelido di Carrington, mentre in quel momento ero seduto sul bordo di una piscina.”

Lottare fa parte del DNA dello United. Nella situazione in cui si trova la squadra, quello di lottare è un obiettivo di primaria importanza?
“Ovviamente, Louis van Gaal ha apportato un sacco di modifiche e penso che ne abbia fatte tante. Forse, sta facendo la cosa più giusta e corretta per chiudere i ponti [con il passato] e per costruire la propria squadra, perché lui ha la giusta esperienza e la giusta capacità di allenare. E ha anche la giusta reputazione per farlo. Penso che il modo in cui abbia approcciato sia fantastico. Non ha sempre ottenuto i risultati attesi, ma neanch’io ottenni i risultati che ci aspettavamo all’inizio. Poi arrivarono Sir Bobby Charlton, Martin Edwards ed ebbi la possibilità di costruire un legame con la dirigenza. Una volta sistemato ogni aspetto del club, andò tutto bene. Louis sta attraversando lo stesso processo e nella mia testa non ho dubbi sul fatto che saprà risolvere tutto.”

Tu e Louis [van Gaal] avete incrociato le vostre spade in passato, che tipo di rapporto avevi con lui?
“Mi sono sempre trovato bene con Louis. La prima occasione [in cui ci siamo affrontati] è stata quando abbiamo giocato a Barcelona nel 1998, quando eravamo entrambi nello stesso girone. Mi domandò come affrontavo la stampa e gli dissi un paio di cose interessanti su questo argomento! Aveva un approccio diverso con la stampa in quel periodo. Il mio consiglio è di non leggerla. Non devi lasciarti sconvolgere [da ciò che scrivono]. Lui ha i suoi modi. Guardare le sue conferenze stampa è davvero molto interessante. È molto, molto sincero nelle sue conferenze stampa, il ché le rende interessanti.”

Quanto è stato piacevole per te, dal’anno scorso in poi, non doverti più alzare alle 5.30 del mattino o in qualunque orario in cui eri solito farlo?
“È stato interessante, effettivamente. Questa mattina mi sono svegliato alle 3, quindi ho guardato la televisione per un’ora e poi sono tornato a dormire. Non mi alzo più alle 6. Di solito mi riaddormento di nuovo e poi mi sveglio verso le 7.45 o le 8.00 circa, qualcosa del genere. A volte, vado sulla mia bicicletta e faccio alcuni esercizi, [faccio anche] colazione con Cathy – è la prima volta che la facciamo insieme. Abbiamo un ufficio a Wilmslow e lì ho Lyn. Anche lei si è ritirata insieme a me [dallo United], lei è stata la mia segretaria per 27 anni lì. Jason è lì e accadono un sacco di cose. È incredibile che io continui a ricevere lettere provenienti da tutto il Mondo, dove mi chiedono autografi e fotografie.”

Cos’hai in programma questa volta per pubblicizzare il tuo libro?
“Uscirà in Ottobre e ci sarà una grande serata con Jimmy Nesbitt al Drury Lane. Questa è la novità rispetto allo scorso anno, dove lavorai molto bene insieme a Eamonn Holmes, Dougie Donnelly, Dan Walker; tutte le persone che mi intervistarono. In questa occasione, lo farà Jimmy Nesbitt. È un personaggio fantastico e sarà davvero bravo. Non vedo l’ora.”

C’è un posto che hai visitato dove non sei stato riconosciuto?
“Non proprio. Penso che l’avvento di Sky, quando è nata la Premier League, abbia cambiato i parametri dei calciatori. Sono sempre stati proiettati come stelle del cinema. Vado spesso a New York, dove la ESPN e la Fox sono lì tutto il tempo e sono davvero fantastici. Ciò comporta che l’immagine dello United sia da per tutto, quindi è davvero difficile ovunque, anche nella stessa New York, non incontrare qualcuno che ti riconosca.”

Il tuo lavoro alla UEFA ti tiene a stretto contatto con ciò che accade nel calcio…
“Sono il presidente dell’associazione degli allenatori, che discutono sui cambiamenti del gioco. Se gli allenatori hanno dei punti da esporre a Michel Platini o al comitato, possono farlo. Quest’anno si sono aggiunti altri dieci allenatori fantastici. Il punto che sto trattando è quello che sostiene che gli allenatori più anziani possono offrire un grande contributo. Arsène Wenger, José Mourinho, Carlo Ancelotti, ci sono tutti gli allenatori esperti, ma voglio che siano presenti anche i più giovani perché vogliamo sentire anche gli allenatori più giovani.”

Sei stato abituato ad allenare una squadra ogni settimana dal 1974. Quanto è difficile non farlo più adesso?
“Quando mi sono ritirato, ho pensato che non avevo intenzione di guardarmi indietro e di ripensare al mio vecchio ruolo da manager. Quello che non ho mai fatto in tutta la mia vita, da manager, è stato quello di guardarmi indietro per vedere ciò che avevo raggiunto. Non l’ho mai fatto, mai, perché pensavo che non fosse importante. Ho sempre pensato che domani fosse il giorno più importante. Ragionando in questo modo, c’è sempre stata una nuova sfida per me. Vinci qualcosa? Non importa, ormai è passato. Vinceremo di nuovo qualcosa? Questo è stato il mio atteggiamento da allenatore di calcio. Ovviamente, mi mancano i giocatori e mi manca lo staff di Carrington, uno staff fantastico. Gli incontri del mattino, quando ci sedevamo in una stanza per fare delle analisi con i video e dove discutevamo di un centinaio di cose. Poi ci piaceva parlare di quello che avremmo fatto in allenamento. Abbiamo trascorso dei periodi stupendi e ho avuto una vita fantastica, sono molto fortunato e mi piace guardare la squadra.”

“Quando si trascorre così tanto tempo in un club, si mettono le proprie radici in quel posto, non ci sono dubbi su questo. Si inizia a pensare nel modo in cui pensano i tifosi e questo, a volte, mi capita anche ora. Non sono stato ad ogni partita, ovviamente. Ho già perso un paio di partite in questa stagione, ma ero presente in alcune gare e continuerò ad esserlo, combinando [le mie presenze allo stadio] con gli impegni ai quali dovrò adempiere prima della fine dell’anno. È davvero piacevole. Scegliendo la formazione… Ho sempre pensato che la cosa più difficile da fare fosse quella di dire a dei giocatori che non avrebbero giocato. Questo è stato il mio punto di partenza. Ogni volta che sceglievo la formazione, dicevo prima quali giocatori non avrebbero giocato perché è altrettanto importante.”

Ti senti impotente quando vedi l’area tecnica, dopo che sei stato lì per 27 anni?
“Ero infastidito quando abbiamo perso contro il Liverpool lo scorso anno. Non è stato piacevole. Non mi è piaciuto perdere contro Liverpool e Manchester City lo scorso anno perché sono le nostre più grandi rivali e quelle che si sforzano sempre di più per batterci. In particolare il Liverpool, ovviamente. Per il modo in cui sono sempre stato, così come ero anche da manager, in realtà sono abbastanza impassibile quando guardo una partita. Cerco di non mostrare alcuna emozione fin quando non segniamo. Ho sempre festeggiato un goal, anche ora come direttore generale lo faccio. Sono sempre cosciente che, forse, le telecamere sono su di me, e questo è successo un bel po’ di volte.”

Ti ha dato fastidio il fatto che qualcuno ti abbia dipinto come qualcuno che guarda al di sopra della persona attualmente in carica [come manager dello United]?
“Sì, certo. Ovviamente, la stampa non perde occasione di concentrarsi su di me durante una partita.”

Dal tuo punto di vista come direttore generale, è piacevole che il club abbia speso 150 milioni di £ pur non essendo in Europa?
“La squadra è in ricostruzione e hanno portato in squadra molta qualità. Era davvero importante portarne perché il Manchester United ne aveva bisogno, è necessario avere i migliori giocatori. Quello che più mi ha soddisfatto di Louis [van Gaal] è che ha fatto debuttare sette giovani quest’anno e questo è in linea con la storia del nostro club, non c’è dubbio su questo.”

“Credo che i tifosi, in particolare, rispondano molto, molto bene quando un giovane ha la sua occasione. Bisogna dare un’opportunità ai giovani, soprattutto se hanno buone capacità. Se si aspetta troppo a lungo, c’è il rischio che si stagnino e di perderli. Non puoi mai permetterti che accada ciò, specialmente durante il mio periodo, e c’è sempre un momento in cui devi valutare esattamente dove possono arrivare; sia se stanno per diventare giocatori di prima squadra e sia se proseguiranno la propria carriera altrove.”

“La cosa grandiosa dello United è che ancora oggi va avanti tutto ciò e ci sono, probabilmente, 90 giocatori in Inghilterra che hanno iniziato la carriera nell’Academy dello United. Essa non produce soltanto dei giovani giocatori, ma anche delle brave persone. Penso che ora lo staff sia più numeroso rispetto ai miei primi tempi allo United, quando iniziai con persone come Eric Harrison, Les Kershaw e Dave Bushell, che si trovano ancora nel club. Sono stati stabiliti alcuni criteri sul come comportarsi e su cosa ci vuole per essere un giocatore del Manchester United. Una volta passato il test, è davvero importante dare loro una possibilità. Poi si può giudicare se hanno il temperamento giusto per giocare di fronte a 76.000 persone. Quando facevo firmare alcuni giovani giocatori nel mio ufficio, gli dicevo che speravo di poterli vedere giocare di fronte a 76.000 persone.”

Sei sicuro che tutto ciò continuerà, che usciranno sempre dei giocatori dall’Academy?
“Penso che sia esattamente ciò che Louis van Gaal spera che accada. Penso che il più grande esempio [in tal senso] lo abbia dato lui all’Ajax, dove vinse la Coppa dei Campioni con giocatori tutti creati dallo stesso Ajax. Edwin van der Sar era in porta, poi c’erano Edgar Davids, Patrick Kluivert… C’erano diversi giocatori fantastici; tutti prodotti dal vivaio del club.”

T u e Louis dialogate continuamente? Come funziona fra di voi?
“Non c’è alcun dialogo continuo. A volte, lui entra nel mio ufficio dopo la gara, nel salone, e discutiamo. Ma non prendiamo in mano un telefono o qualcosa del genere. È una persona molto capace, con una forte mentalità. È un forte leader. Lui sa dove sono, se mai avesse bisogno di me, ma non ha avuto bisogno di telefonarmi.”

Potresti parlarci un po’ dei giocatori che sono arrivati in questa stagione? Non è una grande sorpresa che lo United abbia battuto il proprio record di spesa con l’acquisto di Ángel Di María…
“Questa è la strada che sta seguendo il calcio di oggi, come accaduto per gli 85 milioni di £ spesi per Gareth Bale. Penso che, quando si identifica qualcuno che ha le capacità necessarie per giocare nel Manchester United, [la società] abbia le giuste risorse [per acquistarlo]. Non avevamo mai speso così tanto, ma, tuttavia, c’era bisogno di qualche arrivo quest’anno.”

“[Ander] Herrera ha giocato contro di noi tre anni fa con il Bilbao (il modo in cui viene chiamato erroneamente l’Athletic Club, ndr) in Europa League. In tutta onestà, ci ha dato una batosta all’Old Trafford. È un giovane di talento e noi lo osservammo molto in quel periodo. Ovviamente, abbiamo cercato di prenderlo l’anno scorso, ma per un motivo o per un altro la trattativa fallì. Lui è atletico, è anche molto aggressivo per essere un ragazzo molto snello, ma sa muoversi in campo.”

“Abbiamo cercato di acquistare [Luke] Shaw già quando aveva 16 anni. Loro [i dirigenti del Southampton] ci dissero che non avevano intenzione di venderlo, ma che ci avrebbero informati per primi nel caso avessero cambiato idea. Naturalmente, Ed Woodward ha scelto di prenderlo e lo ha acquistato, credo per 30 milioni di £. È un ragazzo di talento, un bravo calciatore che ama sempre attaccare.”

“[Marcos] Rojo, il ragazzo argentino, l’ho visto nella Coppa del Mondo, penso che abbia fatto molto bene e che sia capace di giocare a sinistra in ambi due i ruoli, sia come terzino che come ala, o come difensore centrale.”

“Daley Blind è uno di quei calciatori con un’ottima visione di gioco che costruiscono una squadra. Lui, probabilmente, è una versione del Darren Fletcher di qualche anno fa, è quel tipo di giocatore. È un bravo professionista. Sa fare le cose in un modo semplice e protegge i difensori ed i centrocampisti offensivi nel suo ruolo.” “Il grande acquisto è quello di [Radamel] Falcao, che siamo tutti in attesa di vedere. Ovviamente, ha una capacità realizzativa fantastica. Ha avuto un infortuni, quindi farlo arrivare in prestito è stata la cosa giusta da fare.”

“Il grande acquisto è quello di [Radamel] Falcao, che siamo tutti iimpazienti di vedere. Ovviamente, ha una capacità realizzativa fantastica. Ha avuto un infortuni, quindi farlo arrivare in prestito è stata la cosa giusta da fare.”

Quanto piacere fa a Sir Alex essere nonno di 11 nipoti?
“Uno dei miei nipoti venuto con me alla Ryder Cup e, sulla via del ritorno, ci siamo fermati a vedere un altro di loro che è in una scuola del Nord. È stato il suo 15° compleanno. Stanno tutti facendo bene. Due di loro sono all’università e uno insegna in Kenya. Man mano che invecchiano, tutti affrontano le proprie sfide. Una cosa di cui siamo davvero orgogliosi è che tutti delle buone maniere, il ché è importante.”

Una volta mi hai detto che la pensione è per i giovani. Stai vivendo la tua vita da ex manager, ma sei sicuro di esserti ritirato?
“Mi mantengo attivo. Questo è importante. Dico sempre agli altri di ‘non mettere mai le ciabatte quando andate in pensione’. Bisogna tenersi occupati e questo è ciò che faccio; viaggio tutto il tempo. In alcuni casi sento di aver esagerato, viaggiando qui e lì, dunque ho deciso di prendere una pausa e di fare le cose che mi va di fare, come leggere. È bello leggere.”

Stai lavorando duramente per mantenerti in forma?
“Vado in bicicletta alcune mattine. Stamattina ho fatto degli esercizi per mezz’ora e poi ho fatto colazione e mi sono preparato per l’intervista di Jim Rosenthal.”

Quando ti guardi indietro, pensi ad un ricordo eccezionale, ad un momento o ad un match?
“Beh, la finale [di UEFA Champions League] del ’99 è stato senza dubbio il momento più bello. Non solo perché abbiamo vinto nel finale, lo è stato anche per la maniera e per il carattere mostrato dalla squadra.”

Hai lavorato molto per aiutare i manager più giovani. Dai ancora qualche consiglio a qualcuno?
“Uno o due, non molti. Credo che, probabilmente, pensano che io sia morto! Faccio parte del passato! Ma sono ancora coinvolto nelle riunioni della League Managers, faccio ancora parte del comitato, dialogo ancora con Richard Bevan e c’è un bella commissione lì. Si tratta di una buona esperienza, condivisa con Sam Allardyce e altre persone simili. Il prossimo evento è previsto per il mese di Novembre. Penso che sia importante per i giovani calciatori. Ho discusso Sean Dyche – mi ha telefonato non molto tempo fa. Penso che sia uno dei manager più promettenti del calcio. Il lavoro che ha fatto a Burnley è staro fantastico. Mi piace vedere dei giovani che fanno bene.

Cosa ti aspetta domani?
“Porterò avanti le cose che sto facendo. Ho previsto diverse cose per la prima metà del prossimo anno. Farò un paio di discorsi sulla leadership. Lavoro con l’UNICEF, con la UEFA, come ambasciatore dello United, quindi avrò molto da fare. Il mio rapporto con Harvard è ancora molto forte. Il mio problema ora è quello di trovare del tempo per rilassarmi, ma mi sto divertendo davvero.”

Marco Antonucci

Bio di Red Army Italy

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