Louis van Gaal spiega come mai lo si vede raramente a bordo campo durante le partite del Manchester United, raccontando l’episodio che lo ha spinto a cambiare atteggiamento rispetto ai suoi primi anni all’Ajax.
Una caratteristica (poco amata dai tifosi) del van Gaal manager dello United è senz’altro quella di restare, dall’inizio alla fine, seduto al proprio posto in panchina, senza mai portarsi nella cosiddetta touchline, come fanno quasi tutti i suoi colleghi e come, spesso e volentieri, faceva soprattutto Sir Alex Ferguson.
Un modo di fare che in molti giudicano strano, per non dire bizzarro, ma che lo stesso tecnico olandese ha spiegato nella conferenza stampa pre-match di Venerdì.
“Feci una mossa di karate”, ha ricordato ridendo van Gaal. “Capitò durante la finale di Champions League del 1995, Ajax contro Milan, e diedi un calcio volante. Abbiamo vinto 1-0, ma avremmo dovuto avere un rigore per un pericoloso intervento a gamba tesa su [Jari] Litmanen.”
“Ero arrabbiato, quindi feci una mossa di karate a bordo campo, poco distante dalla faccia del quarto uomo. Volevo mostrargli cosa era successo a Litmanen. Sarebbe dovuto essere rigore, ma l’arbitro non fischiò in penalty.”
“E, in quel momento, realizzai che ciò che fa un manager a bordo campo non potrà mai influenzare l’arbitro. Ho realizzato che bisogna controllare la propria passione. Conosco molti tifosi a cui piacciono i manager che si mostrano arrabbiati e l’altra sera a Newcastle mi sono arrabbiato quando Jesse Lingard ha sprecato una buona occasione.”
“Sono un po’ più vecchio adesso,” ha proseguito van Gaal. “Ma continuo ad osservare ciò che fa l’arbitro dal 1995. Adesso gli arbitri sono controllati direttamente dalla UEFA, e ricordo ancora ciò che accadde quella notte.”
“Ogni manager ha la propria identità, la propria personalità e anche la propria filosofia.”
Marco Antonucci