venerdì , 22 Novembre 2024
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Mourinho: “Non uso giri di parole: voglio vincere, questo è il mio unico obiettivo”

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José Mourinho si presenta con il suo inconfondibile stile nella sua prima conferenza stampa da manager del Manchester United, dichiarando che il club avrà un unico obiettivo: quello di vincere. L’allenatore portoghese ha anche dato risposte esaurienti riguardo alle strategie di calcio di mercato del club, sulla sua rivalità con Pep Guardiola, sui motivi che hanno portato Ryan Giggs a lasciare il club, sulla sua politica riguardo i giovani, sul rapporto con Sir Alex Ferguson e sul ruolo in cui giocherà Wayne Rooney.

Ovviamente, non è mancata una delle sue classiche frecciatine al rivale di sempre in Premier League, Arsène Wenger.

Alla domanda se questo in questo lavoro si vedrà una nuova versione dello Special One o dell’Happy One, Mourinho ha risposto:

“Non lo so, davvero. Le altre due volte, sono venuto in questo paese [arrivando da un altro], questa volta è diverso. Sono stato esonerato dal Chelsea e poi sono rimasto nello stesso paese, nella stessa competizione con le stesse facce di fronte, quindi non è nulla di nuovo per me. Semplicemente, sono arrivato in un club difficile da descrivere, è difficile trovare le parole giuste per descriverlo.”

“Non mi piace il modo in cui solitamente la gente definisce questo un ‘lavoro da sogno’. non è un lavoro da sogno, è realtà come il Manchester United, ma la realtà è che è un lavoro che tutti vorrebbero e non sono molti quelli che possono permetterselo e conosco, ovviamente, le responsabilità, le aspettative. Allo stesso tempo, conosco l’eredità, la storia di questo club, so cosa si aspettano i tifosi da me e mi aspetto che questa sfida non mi innervosisca perché la mia storia negli ultimi 10 anni mi ha sempre visto partire con un grande club.”

“Ci sono delle aspettative e io credo che tutto ciò arrivi nel momento giusto nella mia carriera, mi sento davvero preparato, molto stabile e con delle grandi motivazioni. Sono dove volevo essere, in questo club, in questo paese, nelle coppe nazionali, mi sento solo un po’ frustrato per il fatto di non giocare in Champions League. Non nascondo che sto inseguendo il record di partite da allenatore in Champions League di Sir Alex [Ferguson]; sono arrivato intorno ai 130 match.”

“Spero che si tratti solo di una stagione. Quando dico che un club è, ovviamente, più importante anche di me stesso, intendo che il Manchester United è molto più importante di me e dobbiamo fare in modo che nel Luglio 2017 questo club si ritrovi dove merita di essere; in Champions League.”

Sulle ambizioni per la nuova stagione

“Dipende dal modo in cui la si vuole affrontare. Non sono mai stato molto bravo a giocare con le parole o a nascondermi dietro le parole e dietro alle filosofie. Non ho mai cercato di essere bravo in questo. Sono sempre stato molto più aggressivo nel mio approccio, con tutti i rischi che ciò può portare, e sarebbe stato facile e anche onesto e pragmatico concentrarsi sul fatto che negli ultimi tre anni sia capitato di non qualificarsi in Champions League e così via, e sarebbe stato pragmatico dire che cercheremo di lavorare per tornare in Champions League, per tornare fra le prime quattro e per tornare a vincere la Premier League.”

“Preferisco essere più aggressivo e dire che vogliamo vincere e posso anticipare qualcuno di voi sulla domanda su quale sarà il nostro stile di gioco e su quello che è stato lo stile precedente e posso immaginare che una di queste domande sia dietro l’angolo, e posso anticiparvi dicendo che si può vincere una competizione breve, un paio di partite senza giocare bene, ma non puoi vincere un intero torneo senza giocare bene.”

“Cosa significa giocare bene? Segnare un goal in più degli avversari, concedere poco, rendere i tuoi tifosi orgogliosi perché hai dato tutto e hai vinto. Allo stesso tempo ciò è tutto. Si tratta di un approccio aggressivo da parte mia. Voglio tutto. Naturalmente, non è detto che raccoglieremo tutto, ma è ciò che vogliamo.”

Alla domanda se sente di dover dimostrare nuovamente qualcosa dopo essere stato esonerato dal Chelsea, Mourinho ha risposto:

“Ci sono alcuni manager che hanno vinto il loro ultimo titolo 10 anni fa. Alcuni di loro non hanno mai vinto il titolo. L’ultima volta che ho vinto un titolo è stata un anno fa, non 10 anni fa o 15 anni fa, quindi se io ho molto da dimostrare, immaginate gli altri! Ma la verità è che ciò non è mai stato importante per me. Io gioco contro me stesso. Questa è la mia sensazione molte volte. Mi sento di dover dimostrare qualcosa non agli altri, ma a me stesso. Non sarei mai stato capace di lavorare senza raccogliere dei successi.”

“Questa è la mia natura e devo sempre trovare la ragione per cui faccio molte domande verso me stesso e verso le persone che lavorano con me. Questa è la mia natura. Avrei potuto approcciare questo lavoro con un punto di vista difensivo, dicendo negli ultimi tre anni il miglior risultato [in campionato] è stato arrivare quarti. Non posso farlo. È la mia natura. Ho lavorato con diversi grandi club in precedenza.”

“Ovviamente, il Manchester United ha una dimensione completamente diversa dal punto di vista sociale, ma la verità è che le persone, quando sono abituate anno dopo anno ad un certo tipo di menù, il menù deve cambiare in meglio o in peggio. Al Manchester United, per molti anni, il successo era soltanto una routine e gli ultimi tre anni sono da dimenticare. Voglio che i miei giocatori li dimentichino. Non voglio che i giocatori pensino di aver fatto meglio, anche se finiscono quarti. Finire quarti non è il nostro obiettivo.”

“Questo è il tipo di ragionamento che faccio con me stesso. Ho 53 anni, non 63 o 73. Forse, siete stanchi di me perché ho iniziato a lavorare a certi livelli fin da giovane. Sono un manager giovane. Se non faccio qualcosa di grande? Soffro. La verità è che ho sofferto negli ultimi cinque mesi.”

Sui possibili nuovi acquisti

“Non lo so. Credo che il terzo acquisto [Henrikh Mkhitaryan] sia ufficiale, o non lo è ancora? Quindi il terzo giocatore verrà ufficializzato. Quando? Presto.”

“Posso provare a farvi capire il profilo [del giocatore che cerchiamo]. Abbiamo un nucleo fatto di quattro priorità, quattro ruoli per dare un certo equilibrio alla squadra, per dare una certa spinta in termini di qualità e della qualità che voglio e di cui ho bisogno. Soprattutto quelli che hanno una certa visione.”

“Sono più un manager che ama gli specialisti e non tanto i giocatori multi-funzionali perché io sono molto chiaro nel mio approccio. I giocatori multi-funzionali possono essere uno o due, quando si è in difficoltà e si ha bisogno di qualcuno che tappi i buchi, ma fondamentalmente voglio degli specialisti.”

“Abbiamo puntato a quattro obiettivi. Di questi quattro, ne abbiamo tre e, fin quando non avremo anche il quarto, continueremo a lavorare sodo. Io, la struttura, [Ed] Woodward e i proprietari stiamo lavorando duramente.”

“Quando avremo trovato il quarto, potrò respirare e il mercato sarà aperto. Non abbiamo intenzione di trovare il quarto il 31 Agosto, lo troveremo prima di allora. Una cosa a cui tengo è quella di mantenere felici tutti i giocatori. Immaginate la reazione di chi si sentirà deluso dal non aver avuto la possibilità di andare in un altro club, se non lo convocherò alla prima partita. Se andrà via, arriverà qualcun altro. C’è un mercato fondamentale e c’è un mercato supplementare. Stiamo facendo bene. Stiamo prendendo i giocatori che vogliamo e ora abbiamo il terzo.”

Sulla rivalità con Pep Guardiola

“Credo che il Leicester non abbia lasciato in eredità soltanto la felicità sparsa nel paese. L’eredità che ci ha lasciato è che siamo in una competizione dove ci sono 20 squadre che lottano per il titolo. Questa è la loro eredità. Se nella prossima stagione ci sarà una squadra che vincerà le prime cinque partite, bisognerà considerarla come una valida candidata per il titolo. È finito il tempo in cui si diceva che [un outsider che inizia bene il campionato] sarebbe crollata nel mese di Dicembre.”

“Parlare di un manager, di un club, di un nemico, odio questa parola nel calcio e nella vita, non credo sia giusta. Se esiste soltanto una corsa a due come in Spagna o in Italia, dove ci sono solo tre club che lottano per il titolo, allora questo tipo di approccio ha un senso. In Premier League non ha senso. Se ci si concentra solo su un avversario, gli altri potrebbero ridere, quindi non ho intenzione di prendere parte a questo gioco.”

“Sono il manager del Manchester United e porto rispetto a tutti gli altri club del paese, specialmente a quello che è stata la mia casa per sette anni. Ho condiviso tanti momenti speciali con i suoi tifosi. Sono il manager del più grande club del Regno Unito. Ho intenzione di concentrarmi sul nostro lavoro e sul nostro club. Grazie a ciò che ha fatto il Leicester. Una delle cose che ha lasciato in eredità è stata quella di cambiare per sempre questa competizione.”

Sul rapporto che José Mourinho ha con i giovani calciatori

“Non ho tempo per rispondere a questo. Per rispondere ci vorrebbero 10 minuti. Sapevo che sarebbe arrivata [questa domanda]. Sai quanti giocatori ho promosso in prima squadra dall’Academy? 49. Vuoi sapere chi sono? Posso darti questo”, aggiunge il portoghese, esponendo il foglio con la lista dei giovani fatti esordire in carriera. “Ho promosso 49 giocatori dall’Academy dei miei club e questo è successo per due fattori: a volte devi promuovere i giocatori giovani perché non hai altre possibilità, dato che hai tanti giocatori infortunati.”

“Questo è il primo fattore e il secondo fattore è quando non stai giocando per dei grandi obiettivi; è più facile farli giocare in quel caso. Il mio record di infortuni è molto, molto basso. In uno studio fatto su diverse edizioni di Champions League riguardo a tutte le squadre che ne hanno preso parte, è risultato che le mie squadre spesso sono state quelle che hanno avuto meno infortuni.”

“Non ho mai promosso un giocatore perché ne avevo bisogno, l’ho fatto perché ero convinto e deciso. La scorsa stagione è stata l’unica della mia carriera in cui non ero in lotta per il titolo, o per finire secondo o terzo, quindi non c’è mai stata una situazione stabile e senza pressione per promuovere dei giocatori [giovani].”

“Ne ho promossi 49. Alcuni di loro sono dei grandi nomi, oggi sono dei vincitori della Champions League che hanno giocato anche gli Europei, giocando con le rispettive nazionali e 49 è un numero alto. Una bugia ripetuta tante volte può sembrare vera, ma non lo sarà mai. Se vuoi i nomi, te li dò.”

José Mourinho sull’addio di Ryan Giggs

“A proposito di Ryan [Giggs], lasciatemi finire. Non mi sono mai allontanato dalle mie responsabilità. La responsabilità non è mia se Ryan non fa più parte del club. Il lavoro che voleva Ryan il club ha deciso di darlo a me. Ryan voleva diventare manager del Manchester United e i proprietari, insieme a Mr. [Ed] Woodard, hanno deciso di dare a me il lavoro. Nel 2000 io decisi di diventare manager. Molti di noi iniziano come assistenti e per molti di noi arriva il momento di prendere una decisione.”

“Quindi, quando parlate del lavoro che io gli avrei offerto, lui avrebbe potuto fare ciò che voleva nel club. Il club voleva dargli un lavoro importante. Ciò capitò anche a me al Barcelona nel 2000, quando avevo un contratto per altri due anni. Non è stato facile affrontare un’altra sfida.”

“Per Ryan non è stato facile decidere di passare da vice-allenatore a manager, è una scelta che lo ha portato a lasciare quella che è stata la sua casa per 29 anni. È stato coraggioso, onesto, quindi buona fortuna. Se un giorno vorrà tornare e io sarò ancora qui, non gli dirò di no e, se un giorno il club gli offrirà la chance di essere il manager, penso che sarà una cosa naturale e di conseguenza avrà una carriera di successo.”

Sui consigli ricevuti da Sir Alex Ferguson

“Sì, mi ha consigliato di portare l’ombrello. Ieri non riuscivo a credere che piovesse al campo di allenamento. È stato un grande consiglio. Il secondo consiglio è stato quello di portare il mio vino tipico. Ora avremo molte occasioni per ritrovarci insieme. Al momento, Sir Alex sta facendo un po’ di vacanza agli Europei, quindo non potrò vederlo questa settimana, ma quando le sue vacanze saranno finite avremo molto tempo per incontrarci.”

“Sarà sempre il benvenuto al campo di allenamento e avremo un sacco di tempo per condividere cose personali. La sua opinione è importante per me, allo stesso modo anche tante leggende che amano questo club e che lavorano come opinionisti e ogni parere sarà importante per me. Cercherò di imparare da loro.”

Sul ruolo in cui giocherà Wayne Rooney

“Nel calcio ci sono diversi lavori. Ci sono tanti lavori da fare in campo. Quello più difficile è trovare il ragazzo che mette la palla in rete. Nel corso degli anni i giocatori cambiano le proprie qualità, le proprie caratteristiche. È normale che un giocatore alla sua età cambi un po’, ma c’è qualcosa che non cambierà mai: il loro naturale appetito di spedire la palla in rete. Forse, non è un attaccante, non più un numero 9, ma per me non diventerà mai un numero 6 che gioca 50 metri lontano dalla porta. Essere lì e mettere la palla in rete è la cosa più difficile. Per me può essere un 9, un 10, un 9 e mezzo, ma mai un 6 o un 8.”

Marco Antonucci

Bio di Marco Antonucci

Presidente e caporedattore di Red Army Italy, tifoso del Manchester United dal Dicembre 2005.

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