Per il ventesimo anniversario del trasferimento di Ole Gunnar Solskjær al Manchester United, vi raccontiamo la storia del suo inatteso arrivo all’Old Trafford il 29 Luglio 1996.
“A forza di far goal, i commentatori lo impareranno [la pronuncia del cognome, n.d.r.],” disse uno speranzoso Solskjær nella sua prima intervista a Inside United, nell’edizione del Novembre 1996 del magazine.
Questa frase fa parte di un dibattito sull’errata pronuncia del suo cognome dopo il suo arrivo in Inghilterra. L’allora ventitreenne non poteva sapere che sarebbe stato collegato a quella che, probabilmente, è la più famosa citazione di un commentatore legata al club (“And Solskjær has won it”).
Ai tempi di questa intervista, per celebrare i suoi primi tre mesi, Solskjær era ancora un’incognita dopo il suo arrivo per 1,5 milioni di £ dal Molde. Questo nonostante avesse segnato al debutto contro il Blackburn Rovers, accumulando cinque reti nelle sue prime sei partite allo United.
Persino la sua progressiva affermazione in prima squadra era una cosa inaspettata per Sir Alex Ferguson, che acconsentì all’acquisto credendo di dover lasciare il nuovo attaccante nella squadra riserve per i primi sei mesi, per farlo abituare al calcio inglese. “È un acquisto a lungo termine,” disse il manager, quando fu firmato il contratto a luglio, salvo poi ammettere a novembre: “Credevo di iniziare ad usarlo dopo sei mesi, quindi ha davvero stupito tutti. Sta facendo bene e continua a migliorare.”
Ferguson aveva individuato in Alan Shearer l’obiettivo primario e il nazionale inglese fu fortemente accostato allo United nell’estate del 1996. Anche Solskjær era nei radar come attaccante per il futuro, dopo che alcuni scout avevano intravisto il suo potenziale. Il suo valore aumentò dopo la prima partita con la Norvegia e ciò convinse il club a muoversi rapidamente per prenderlo.
“Lo avevano già visto in alcune occasioni al Molde e osservavamo tutte le sue partite con la Norvegia, dopo che gli era stata improvvisamente aperta la strada in Nazionale,” disse Ferguson nel suo “Manager’s Diary” del 1997, che fu pubblicato insieme al giornalista David Meek. “Les Kershaw, il nostro capo scout, lo osservava. L’ultimo resoconto fu di Jim Ryan, che lo vide segnare due goal e tornò a casa con un messaggio: ‘Dovete semplicemente prenderlo, non potete perderlo!’. Quindi, lo acquistammo per 1,5 milioni di £.”
Nella sopracitata intervista con Inside United, Solskjær tentò di parlare del turbinio di eventi che lo portò al trasferimento che sognava, mostrando la sua caratteristica umiltà: “Sapevo che c’era uno scout dello United alla mia partita, ma non pensavo fosse per me,” spiegò Solskjær. “Pensavo fosse per qualche mio compagno. Dissi sì, sì, sì. Non avrei mai detto no. Fu una sensazione fantastica unirmi a loro. Quando arrivai per firmare il contratto non c’erano né i media né i tifosi. Arrivai, firmai e me ne andai a casa. Questo è il mio modo di fare.”
Eric Cantona era, ovviamente, l’attaccante principale dello United nel 1996 e il francese, così formidabile con le sue parole e le sue azioni, elogiò subito il suo nuovo compagno: “Ole è molto importante per il Manchester United,” disse nel Novembre di quella stagione che portò al titolo. “Si allena molto duramente e segna gol molto importanti. È bravo, molto bravo. Mi ricorda Jean-Pierre Papin, perché è lo stesso tipo di giocatore emozionante ed energico. Credo abbia un gran futuro qui.”
Le previsioni di Cantona furono accurate, dato che Solskjær segnerà 126 goal in 366 partite, vincendo il Treble con quel famoso gol al Camp Nou. In quella stessa edizione di Inside United, settimane dopo il suo arrivo, Ole era soddisfatto di giocare a fianco al suo idolo all’Old Trafford.
“È incredibile giocare insieme a Eric,” disse. “Non ho molta esperienza, quindi avere Eric con me è fantastico. Mi basta solo correre e lui mi mette la palla esattamente dove la voglio. Prima di arrivare allo United lo ammiravo davvero tanto. A casa avevo un gioco di calcio sul mio computer e usavo sempre Eric Cantona. È difficile spiegare cosa significhi lui per me.”
La prima intervista del baby-faced assassin rivelò anche una personalità di ferro, che senza dubbio lo aiutò a finire la prima stagione come miglior marcatore della squadra in tutte le competizioni. “Non ero mai spaventato o infastidito quando giocavo all’Old Trafford,” disse a proposito della sua ascesa dal calcio norvegese. “Questo è il calcio. Ho sempre sognato di giocare davanti a tante persone.”
“La vita mi sorride. Dieci anni fa sognavo di giocare all’estero, ma ultimamente non credevo che avrei fatto questo grande passo. Ma all’epoca il mio allenatore mi rassicurava sempre sul fatto che sarei diventato un grande giocatore.”
Vent’anni dopo il suo trasferimento allo United, con un posto assicurato nella storia del Manchester United, è più che giusto affermare che Ole Gunnar Solskjær ha superato le aspettative di tutti.
Giuseppe Lodato