Zlatan Ibrahimović a 360 gradi: dai motivi che lo hanno portato ad unirsi al Manchester United a ciò che pensa sulla Premier League, dai suoi obiettivi personali a quelli di squadra, da ciò che si aspetta dal giovane Marcus Rashford e dalla partnership con Wayne Rooney, fino all’aspetto del proprio carattere che poche persone conoscono.
In un’esclusiva e lunga intervista concessa a Sky Sports, il fuoriclasse svedese ha risposto ad una serie di domande interessanti e che aiuteranno molti di voi ad avere un’idea più precisa della sua persona e del suo modo di vivere e di intendere il calcio.
Perché qui, perché adesso?
“Era il momento di venire in Inghilterra, e chi non sarebbe venuto al Manchester United? Credo che non ci sia nessuno che direbbe no ad un club come il Manchester United. Probabilmente i giocatori che giocano per altri club in Inghilterra vorrebbero venire qui, al 100%. Sono davvero felice e ora rappresento il Manchester United. Anche il suo nome suona alla grande. Sono super eccitato.”
Avevi già in mente di venire in Inghilterra da tempo?
“A dire il vero, non ci avevo mai pensato prima d’ora. Quando ero al Barcelona, ero già un po’ interessato all’Inghilterra, ma non proprio al 100%. Ora lo sono al 200%, non al 100%. Lo ero anche lo scorso anno, ma poi sono rimasto al PSG.”
Che impressione offre la Premier League vista da lontano?
“La trovo davvero eccitante. Non c’è una squadra troppo dominante come in altre competizioni, c’è più equilibrio e, alla fine, diventerà campione chi è stato il migliore per l’intera stagione. La Premier League cattura molta attenzione in tutto il Mondo e ci sono tante grandi squadre. La trovo davvero interessante.”
Il PSG ha dominato in Francia, tu hai segnato tanti goal, hai vinto tanti premi, tanti trofei… Sentivi il bisogno di una nuova sfida?
“Io non rifiuterò mai nessuna sfida, quindi, quando questa sfida mi si è presentata davanti, non ho mai pensato di rifiutarla. Io non sono come tanti altri che sanno di poter giocare al top e non vogliono mai cambiare. Io sono l’opposto: io accetto le sfide, lavoro duramente, mi sacrifico. Vedremo quale sarà il risultato, ma rifiutare una sfida non esiste nel mio Mondo. Sono stato in tutti i paesi, ora in Inghilterra, ed è per questo che trovo che l’avventura sia cool. Sono arrivato, ho vinto, me ne sono andato. Spero di poter fare lo stesso qui.”
Pensi che ci sia qualche rischio per te nel venire qui?
“L’unico rischio è quello di non vincere. A livello individuale, per me, non vedo rischi. Non ho nulla da provare o da dimostrare. Ho la mia carriera, ho fatto quello che ho fatto, ho giocato come ho potuto, e porto tutto ciò in Inghilterra. Sono venuto qui per vincere e per far brillare nuovamente il Manchester United.”
Considerando che i tuoi standard sono alti, quali obiettivi dovresti raggiungere per sentirti soddisfatto?
“Se vinco, mi sentirò soddisfatto. Se riuscirò a riportare il club al posto a cui appartiene, la testa della classifica, sarò felice. Sono qui per vincere. Ciò che fai individualmente dipende dalla squadra; se vincerò insieme alla squadra, allora anche a livello individuale avrò fatto bene.”
Hai detto che rimpiangi il fatto di aver lavorato con José Mourinho soltanto per una stagione, ma lavorerete insieme soltanto per un altro anno o questa volta potrebbe durare di più?
“Vediamo cosa succede. Non si sa mai. Potrebbero essere più di due, potrebbero essere più di tre, vediamo per quanto tempo sentirò di poter giocare. Non voglio essere da qualche parte solo perché sono Ibrahimović. Voglio essere da qualche perché posso giocare e portare dei risultati.”
Pensi che ci sia qualcosa che dovrai fare per adattarti qui?
“Devo adattarmi alla squadra, al modo in cui l’allenatore vuole giocare e al modo in cui si gioca la partita. Io porto ciò in cui sono bravo, quindi dovrà essere una specie di combinazione.”
Come si fa a trovare l’equilibrio, adattandosi a ciò che fanno qui e anche ai tuoi punti di forza?
“Ovunque vai è la stessa cosa. Mi sono adattato in Olanda, mi sono adattato in Italia e allo stile italiano. Vai e impari. Imparerò più di quanto ho fatto finora. Ciò mi renderà più forte.”
José Mourinho ti ha descritto come un regalo per dei giovani come Marcus Rashford. In che modo pensi di poter aiutare i giovani giocatori e qualcuno, in particolare, ti ha aiutato quando eri giovane?
“Posso fare molto per i giocatori giovani. Sono stato al top per 10/15 anni, ho giocato per dei club che dei giocatori possono solo sognare e ho vinto in ogni club in cui sono stato. Ho giocato con dei grandi campioni, di grande qualità, grandi giocatori, questa è una cosa che porto con me e che dò ai giocatori più giovani.”
“Questa abilità, la concentrazione, cosa devono fare, l’esigenze di un giocatore. Vedo [Marcus] Rashford come un grande talento, sono qui da due settimane e l’ho visto anche nella scorsa stagione. Deve soltanto continuare a lavorare duramente, mantenendo la concentrazione e tutto verrà da sé. Ho avuto l’aiuto di molti giocatori. Mi ricordo quando sono andato alla Juventus, dove erano tutti delle grandi stelle, ho visto come si comportavano, come si allenavano, com’erano professionali, come mangiavano. Si studiano tutti i piccoli dettagli e si comincia a fare le stesse cose. Poi si diventa come loro.”
Pensi che possa funzionare fra te e Wayne Rooney?
“Credo che funzionerà molto bene. Più tempo passiamo in campo insieme, più ci conosciamo a vicenda. Ci intendiamo molto bene. Ci piace giocare a calcio, ci piace andare a conquistar palla e a costruire il gioco. Ma questo è uno sport di squadra, non riguarda soltanto due giocatori. Due giocatori dipendono dagli altri giocatori, quindi avranno bisogno di lavorare insieme. Sono 11 giocatori che hanno bisogno di lavorare insieme. Se ciò avviene, i due non hanno problemi. È un giocatore intelligente e penso di esserlo anch’io. Non giocherò come lui e credo che lui non giocherà come faccio io. Quindi, sarà una combinazione facile.”
Hai detto che questo è il più grande club nel quale hai giocato, e tu hai giocato in squadre come Juventus, Barcelona e Ajax. Da cosa scaturisce questo pensiero?
“Dal modo in cui tutto viene fatto qui. Quando sono arrivato al campo di allenamento, è stato impressionante. La storia del club, i giocatori che hanno giocato qui, tutte le attenzioni che il club riceve, i tifosi sparsi in tutto il Mondo. Vado a destra e vedo dei tifosi, vado a sinistra e ne vedo altri, ovunque vada vedo dei nostri tifosi. È impressionante. È il top come livello. Ho giocato per il Barcelona e anche per la Juventus e il Milan, è la stessa cosa, ma credo che questo potrebbe essere un passo in più. Ho avuto la fortuna di giocare per grandi club come questi, di giocare insieme a grandi giocatori, non so quanti abbiano avuto questa fortuna. Io l’ho avuta, ho vinto insieme a loro, e spero di farlo anche qui.”
Goleador, vincente, divertente. È così che José Mourinho ti ha descritto in tre parole. Tu come ti descriveresti in tre parole?
“Non amo descrivermi, lo lascio fare agli altri. Dipende. Sono una persona normale. Le persone hanno di me l’immagine di un cattivo ragazzo; io sono questo e sono fatto così. Le persone sono curiose: ‘Com’è Zlatan?’. Sono un ragazzo di famiglia. Mi prendo cura della mia famiglia, ma, quando entro in campo, divento un leone. Questa è la grande differenza. Non credo di essere arrogante nel modo in cui pensa la gente. Sono fiducioso. Credo in me stesso. Questo non è essere arroganti. Questo credo sia un punto di forza di un essere umano. Ho fiducia e credo in me stesso. Ho una visione e faccio di tutto. Lavoro duramente per questo. Non credo di essere arrogante.”
C’è una linea sottile fra l’avere estremamente fiducia ed essere arroganti. Inoltre, molte persone non realizzano che molte cose le dici con un grande sorriso sul volto e con ironia. Giochi sfruttando questa immagine. Ti diverti, non è vero?
“Mi diverto molto, sono semplicemente me stesso. Non pretendo di essere qualcuno che non sono. Non pretendo di essere perfetto. Faccio degli errori, ho fatto degli errori, ho imparato da essi. Ma continuo ancora a farli, questo fa parte degli essere umani, e tutti fanno la stessa cosa. Chi pensa di essere perfetto cadrà velocemente.”
Molto di tutto ciò è recitazione? “Dare to Zlatan” fa parte del divertimento?
“Non credo nella recitazione. Non vengo pagato per recitare. Sono sempre me stesso. Non pretendo nulla. Se alle persone piaccio o meno, non mi importa. Non sono qui per recitare, sono qui per giocare a calcio, sono qui per vincere. Alla fine della tua carriera, le persone si ricordano di quello che hai vinto, non per come hai recitato.”
Ma, lungo il cammino, ci si diverte?
“Mi diverto un sacco. È necessario ricevere energia positiva e trasmetterla.”
Conosciamo il vero Zlatan?
“Ci sono poche persone che mi conoscono da vicino. I giornali e i media hanno un’immagine di Zlatan che non credo sia quella del vero Zlatan, ma ciò mi diverte. Se i media fanno soldi scrivendo storie su qualcuno… Hanno bisogno di mangiare come me.”
Hai un motto?
“Penso che sia tutta una questione di destino. Qualunque cosa accade doveva succedere, questo è ciò che credo. Era destino che venissi in Inghilterra dopo tutto ciò che si è detto.”
Sei una persona che vive nel presente, non nel passato?
“Il passato è il passato, il presente è il presente. Ciò che è successo è successo, non è qualcosa a cui penso adesso. Bisogna pensare ad aprire nuovi capitoli nella propria vita. Siamo in un nuovo capitolo adesso, siamo pronti per questo.”
Cosa pensi della competizione che ci sarà in Premier League in questa stagione?
“Sarà davvero eccitante. Tutti i grandi allenatori in un solo campionato, squadre che lottano per la Premier League, specialmente dopo che lo scorso anno è stato vinta da un outsider. Sono arrivati nuovi giocatori e i club hanno investito molto. Sarà una stagione molto interessante.”
Cosa ti aspetti?
“Mi aspetto molte cose. Naturalmente, vincerà il più forte, chi avrà avuto il miglior equilibrio durante la stagione non solo in campo, ma anche mentalmente.”
E, a livello personale, il tuo obiettivo è quello di segnare un determinato numero di goal, oppure ti darebbe più soddisfazione aiutare la squadra a segnare?
“Nella mia carriera la gente ha detto che ho un ego smisurato, ma guarda quanti assist ho fatto. Quando faccio un assist e aiuto la squadra a segnare, è la stessa cosa di quando segno io. Sì, i goal aiutano la squadra, ma anche gli assist aiutano la squadra, quindi cercherò di fare entrambe le cose.”
Vivi tutto ciò come un’avventura?
“Questo è un nuovo capitolo della mia carriera. È un’avventura importante e lavorerò duramente per essa, e il duro lavoro mi ripagherà.”
Marco Antonucci