giovedì , 21 Novembre 2024
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Cosa non sta funzionando nel Manchester United?

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Dopo quattro mesi, quattordici turni di Premier League, cinque partite di UEFA Europa League, tre di EFL Cup e il Community Shield, il bilancio generale della stagione 2016/2017 del Manchester United, pur con un trofeo e con la qualificazione in una semifinale di coppa, non è dei migliori. Colpa della dirigenza? Colpa delle scelte di José Mourinho? Colpa dei giocatori? Proviamo ad analizzare punto per punto la situazione dei Red Devils…

Ancora una volta, la terza in appena quattro anni, il Manchester United ha iniziato la stagione con un nuovo allenatore, dunque con una nuova filosofia di gioco e di gestione del gruppo, dunque anche con dei nuovi giocatori. Cambiamenti che, com’era ampiamente prevedibile, hanno portato la squadra a risentire dell’ennesima trasformazione degli ultimi, tormentati, anni del post-Sir Alex Ferguson.

C’è chi incolpa l’allenatore, reo di alcune decisioni discutibili (vedi l’ingresso di Marouane Fellaini nella partita di ieri, rovinata proprio da un fallo del belga nella propria area di rigore), c’è chi incolpa la dirigenza, che spesso ha dato l’impressione di seguire la squadra con un certo distacco, e chi se la prende i giocatori, alcuni dei quali hanno reso sotto le aspettative, mentre altri hanno semplicemente confermato di avere dei limiti già palesati in passato.

Direi di partire analizzando le scelte societarie: la decisione di cambiare allenatore, dopo due anni non esattamente indimenticabili sotto la guida di Louis van Gaal, hanno – chi più e chi meno- convinto larga parte dei tifosi. Non ha, però, convinto tutti la scelta di affidarsi a José Mourinho, ignorando l’ipotesi di affidare la squadra a Ryan Giggs, nome molto gradito da buona parte della tifoseria (per ovvi motivi).

Questa scelta ha portato molti a credere ancora di più che il club, pur di rispettare le tante, e più che comprensibili, aspettative dei tifosi, abbia ormai messo da parte la filosofia che ha permesso a diversi allenatori, soprattutto a Sir Alex Ferguson e a Sir Matt Busby, di poter costruire la propria squadra con un progetto a lungo termine, che prevedeva risultati concreti a lungo andare e non necessariamente nell’immediato.

Se da un lato questa filosofia può aiutare una squadra ad avere sempre addosso la fame per vincere, dall’altro si trasforma in un boomerang che aumenta, se possibile, la pressione nei confronti di chi allena e gioca nello United, esponendolo ad ulteriori critiche se le cose non girano per il verso giusto già nell’immediato. Ed è così che, già ad inizio Dicembre, non è raro riscontrare del malumore e delle perplessità nei confronti della gestione di José Mourinho, nonostante sieda sulla nostra panchina, di fatto, da Giugno.

Su questo punto, personalmente, credo che l’errore più grande commesso dalla dirigenza in questi ultimi anni sia stato quello di comunicare poco con la tifoseria, assecondando aspettative, forse, troppo grandi per una squadra, sì gloriosa come la nostra, ma che, dopo la fine di una gestione durata oltre 26 anni, era destinata a subire inevitabilmente un lieve ridimensionamento, prima di poter tornare alla grandezza dei tempi che molti di noi hanno avuto la fortuna di vivere.

Ciò ha portato molti tifosi a credere che rivedere subito lo United al vertice non fosse solo una concreta possibilità, ma addirittura una pretesa legittima. Una pretesa, però, che ha portato la squadra a dividersi non appena le cose non sono andate per il meglio; questo è accaduto con David Moyes, è poi accaduto di nuovo con Louis van Gaal e sta accadendo adesso anche con José Mourinho.

Oltre a questo, ad aumentare le pretese dei tifosi sono state anche le ingenti somme di denaro spese sul mercato negli ultimi tre anni: gli acquisti di Paul Labile Pogba, di Ángel Di María, di Marouane Fellaini e di Anthony Martial (giusto per fare qualche nome) hanno non solo aumentato le aspettative dei tifosi stessi, illudendo che delle operazioni iper-milionarie potessero di colpo trasformare una squadra o risolvere una situazione ben più complessa, ma hanno anche dato modo ai media e alla stampa in generale di poter dare addosso alla squadra alla prima difficoltà, inasprendo anche il clima attorno ad essa.

Probabilmente, mettere un tetto alle spese di mercato sarebbe stato anche un modo per dire ai tifosi: vogliamo costruire un nuovo grande Manchester United, ma con i tempi giusti e i mezzi appropriati, senza smarrire la propria identità e provando a tenere vive quelle tradizioni spesso messe in risalto da Sir Alex Ferguson. Invece, è avvenuta una rapida trasformazione che ci ha reso, parere mio personale, un club che ha anteposto la ricerca frenetica del successo anche a quegli stessi valori e a quelle stesse tradizioni che hanno animato, creato e reso speciale tutti i successi raccolti nella nostra storia. Se prima vincere era un evento non dico inaspettato,  ma comunque accolto con gioia e con orgoglio, ora si rischia di vivere perfino le vittorie – vedi quella della Emirates FA Cup – quasi come una sorta di risultato dovuto, visti i tanti investimenti.

Ovviamente, non è solo colpa della dirigenza se le cose non sono andate per il meglio, così come naturalmente bisogna anche sottolineare gli aspetti positivi della gestione del club: i contratti ricchissimi e vantaggiosi, vedi quello con lo sponsor tecnico, l’adidas, e quelli con i partner ufficiali, che permettono al club di avere sempre ingenti somme di denaro da investire nel mercato oppure in tutte le altre attività vitali della società. Però, mio personale parere, una gestione non impeccabile da parte della dirigenza è stata l’origine della situazione che viviamo ora.

José Mourinho non è esente da colpe, ha sicuramente fatto delle scelte che, almeno finora, non hanno portato ai risultati sperati, ma c’è anche da dire che il portoghese ha comunque portato la squadra ad essere molto più propositiva rispetto alle ultime tre stagioni, dandole anche quel pizzico di cattiveria che è mancata in larga parte della passata stagione, mandando in campo una squadra forse non sempre spettacolare, ma comunque capace di creare tanti tentativi e di dominare anche partite che, per meriti del portiere avversario o per demeriti nostri, non siamo riusciti a concludere con una vittoria.

E, pur essendo fra coloro che avrebbe preferito assegnare l’incarico di manager a Ryan Giggs, credo che Mourinho non sia stato così disastroso e che, vista la sua esperienza e i mezzi di cui potrà disporre, possa davvero guidare la squadra a grandi risultati in futuro. Per questo motivo, pur trovando legittime molte critiche da lui ricevute in questi mesi, sono convinto che meriti pienamente il nostro sostegno e la nostra fiducia. Mourinho non si è fatto particolarmente amare da noi tifosi dello United in passato, ma è stato comunque un avversario rispettabile e adesso, da nostro manager, potrebbe diventare anche un futuro idolo, magari anche un’icona, seppur con uno stile molto diverso da quello di Sir Alex Ferguson e degli altri grandi allenatori della nostra illustre storia. Ma questo potrà accadere solo se, a differenza dei suoi predecessori, gli verrà dato tempo, anche a costo di ingoiare rospi amari come i pareggi contro Arsenal, Burnley, Everton, Stoke e West Ham.

Inoltre, io credo anche ci siano giocatori che non stanno rendendo al meglio e che non stanno sfruttando al meglio il proprio potenziale, e che potrebbero diventare un’importante risorsa per la squadra a lungo andare. Fra questi ci metto anche un giocatore che, per motivi e gusti personali, non ho mai amato molto: Paul Labile Pogba. Resto dell’idea che il francese non valga la cifra per lui spesa, ma penso che potrebbe diventare un elemento importante per lo United in futuro, se avrà la testa e l’umiltà giusta per migliorare, sia caratterialmente che tecnicamente. Il potenziale c’è e la Juventus, senza di lui, a centrocampo trovo che non stia brillando particolarmente. Un motivo ci sarà…

Poi, ci sono anche altri giocatori che, a mio avviso, non hanno la stoffa per far parte della nostra squadra e che costruire una rosa competitiva, seppur con grandi mezzi, non è una cosa semplice. Ci vuole sempre del tempo per mettere delle solide basi.

Per cui, in definitiva, io credo che sia sempre sbagliato addossare le colpe o i meriti di un risultato ad una sola figura, ma che all’interno di un club bisogna sempre avere la bravura di saper fare un’analisi a 360 gradi, senza avere aspettative eccessive che rendono anche meno sentite e meno belle alcune vittorie. E, cosa fondamentale dal mio punto di vista, bisogna sempre ricordarsi di restare uniti, partendo da noi tifosi.

Criticare, arrabbiarsi e sfogarsi – nei limiti dell’offesa personale – è legittimo ed è anche salutare. Ma, un volta smaltita la rabbia, bisogna avere la forza di mettere da parte la delusione e di sostenere la propria squadra. Ci risolleveremo. Lo abbiamo fatto dopo la Tragedia di Monaco, che è stata più grande e più brutta di qualsiasi stagione mai vissuta dal club, e lo faremo anche stavolta. Restiamo uniti, amici Red Devils. Che sia quest’anno, l’anno prossimo o fra dieci anni, torneremo a vivere giorni migliori. L’importane è non smarrire la nostra passione e la nostra voglia di sostenere la squadra. Anche noi possiamo, nel nostro piccolo, fare la nostra parte…

Come diceva Sir Matt Busby: “Manchester United will rise again.”

Marco Antonucci

Bio di Marco Antonucci

Presidente e caporedattore di Red Army Italy, tifoso del Manchester United dal Dicembre 2005.

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