venerdì , 22 Novembre 2024
Importante

Perché tutti ci siamo sentiti Rooney almeno una volta

24125386Wayne Rooney ha saputo ritagliarsi il proprio posto nella storia del calcio riscrivendo diversi record e lasciando un’impronta indelebile nella mente e nel cuore dei tifosi del Manchester United, diventando quella che è stata, fra le tante, la stella del calcio che ognuno di noi ha sentito più vicina di tutte le altre. Anche chi non tifa United.

Il fuoriclasse inglese ha inciso il proprio nome nei libri di storia raggiungendo traguardi inimmaginabili, perfino per quello che agli inizi degli anni 2000 era considerato il talento inglese più cristallino, dando prova di saper sprigionare il proprio talento sia in ambito di club che di nazionale.

Basterebbe citare due record – quello di miglior realizzatore nella storia del Manchester United e della storia della Nazionale Inglese – per dare un’immagine fedele della grandezza di Rooney, ma sarebbe, comunque, riduttivo motivare la sua presenza nell’olimpo del calcio citando semplicemente delle statistiche.

Certo. Parliamo di statistiche eccezionali, anzi storiche, ma parliamo sempre di numeri che non sono in grado di descrivere interamente il valore di un giocatore che ha saputo andare oltre al proprio ruolo, o al proprio reparto.

Perché Wayne Rooney è stato qualcosa di più di un recordman o di una stella del calcio contemporaneo, oppure di un attaccante che ha segnato centinaia e centinaia di goal. Wayne Rooney ha rappresentato anche uno stato d’animo, quello di tante persone che nella vita di tutti i giorni, pur sentendo di avere delle qualità da poter far emergere in uno o più ambiti, si ritrovano costrette a dover dare sempre il 100% per raccogliere i frutti del proprio lavoro. Spesso senza neanche ricevere tutti gli apprezzamenti che meriterebbero.

In un’epoca in cui l’immagine di un fuoriclasse è ormai strettamente legata a quella di un atleta con un fisico scolpito e con una precisa identità anche fuori dal campo, spesso creata ad hoc dai vari sponsor che finanziano i giocatori più noti, il ragazzo originario di Liverpool ha sin da subito dato l’idea di essere un personaggio, sia nel bene che nel male, spontaneo. O, se volete, semplicemente più umano.

Se ognuno di noi, con le dovute proporzioni e le rispettive simpatie e/o antipatie del caso, ha sempre guardato a giocatori come Lionel Messi e Cristiano Ronaldo come una sorta di rappresentazione del fuoriclasse modello, quasi come se si trattasse di due divinità da ammirare guardandole dal basso verso l’alto, Wayne lo abbiamo sentito come uno di noi. Come un ragazzo semplice che, unendo uno spirito di sacrificio incredibile ad un talento immenso, è riuscito a salire lassù, insieme ai giganti di questo sport.

Non c’è mai stata una partita in cui non sia uscito dal campo dopo aver dato tutto, dopo aver corso per quasi tutto il campo inseguendo la palla come se si trattasse sempre del pallone più importante della sua carriera. Lo abbiamo visto arrabbiarsi spesso con gli arbitri e, in particolare agli inizi della carriera, tirar fuori parole pesanti, mostrando quella rabbia e quella voglia di vincere di una persona che, quando scendeva in campo, sembrava non badare ai milioni del proprio conto in banca o alle luci della ribalta, dando sempre l’anima come se dovesse dimostrare ogni volta la sua grandezza. E a quell’età perdersi, dopo aver conquistato tanta visibilità, sarebbe stato facile.

Wayne, per tutti noi, è sempre stato il classico ragazzo inglese che avresti potuto incontrare al pub prima o dopo la partita, una persona di cuore dai metodi semplici e diretti, senza filtri o, come ricordavamo prima, senza un’immagine pre-confezionata da bravo ragazzo o da bad boy da cinema da dover difendere. È riuscito nella cosa probabilmente più difficile al Mondo: farsi amare per ciò che è.

Ci sono stati anche dei momenti difficili nel rapporto fra lui e la società, uno su tutti quello in cui chiese pubblicamente la cessione nell’Ottobre 2010, ma anche in quei casi ha saputo farsi perdonare dimostrando che ognuno di noi può avere dei momenti di debolezza nella vita, ma che, alla fine, il cuore ci riporta sempre in carreggiata se siamo davvero legati ad una causa.

E che Rooney abbia messo da parte la gloria personale è facilmente dimostrabile dal fatto che ha accettato anche di giocare in ruoli diversi, che lo hanno tenuto lontano dalla possibilità di segnare a raffica (come ha fatto nelle stagioni dove ha giocato come attaccante di punta dello United) e probabilmente anche di vincere premi individuali, come l’ambito Pallone d’Oro. Ma soprattutto c’è stato un episodio, fra i tanti, che mi ha toccato particolarmente il cuore.

Nella parte cruciale della stagione 2009/2010, quando lo United si ritrovò a giocarsi i quarti di finale di UEFA Champions League contro il Bayern München, Wayne subì un bruttissimo infortunio al ginocchio che mise a rischio anche la sua presenza nella Coppa del Mondo, che lo vedeva come il potenziale protagonista insieme all’allora Inghilterra di Fabio Capello. Tornare in campo sarebbe significato mettere a rischio l’occasione della vita, oltre che la propria carriera, ma – andando anche contro il parere dei medici – Wayne si presentò in campo, contro i tedeschi, nel match di ritorno.

L’esito di quella partita (e di quella stagione) non fu felice, ma fu una dimostrazione di amore nei confronti del club che ridimensionò tutte quelle incomprensioni che si sono poi verificate con il tempo. Quella sera abbiamo perso la possibilità di inseguire la coppa più ambita da ogni club, ma abbiamo conquistato una cosa probabilmente più bella: la certezza di idolatrare una persona che, con tutti i difetti che ogni essere umano si trascina dietro, ha dimostrato di provare un attaccamento sincero alla causa del club e che era davvero pronta a tutto per ricambiare l’amore dei propri tifosi.

La leggendaria rovesciata nel derby contro il Manchester City, il tiro al volo con il Newcastle, i goal-vittoria ad Anfield contro il Liverpool, il record di reti nei derby, i tanti goal segnati nelle varie finali di coppa – fra cui quella di UEFA Champions League, a Wembley, contro il Barcelona di Messi – e le tante belle giocate che abbiamo avuto la fortuna di ammirare per quasi 13 anni, sono tutti momenti che porteremo sempre nel cuore, ma che non avrebbero avuto lo stesso significato se come protagonista avessero avuto un qualsiasi altro giocatore.

Vedere Rooney compiere queste imprese è stato un po’ come vedere noi stessi riuscire a fare qualcosa di eccezionale. Ci siamo sentiti qualcosa di più di semplici spettatori.

Perché – come diceva l’intro di un videogame che mi avvicinò alla squadra nell’inverno di dodici anni fa – “…tu sei Wayne Rooney“. 

E tutti noi, almeno una volta nella vita, siamo stati Wayne Rooney.

Marco Antonucci

Bio di Marco Antonucci

Presidente e caporedattore di Red Army Italy, tifoso del Manchester United dal Dicembre 2005.

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Un commento

  1. Complimenti per il ritratto del grandissimo Rooney c’è tutto quello che i veri tifosi del ManUn porteranno sempre nel cuore:il suo impegno continuo da atleta VERO attaccato ai colori. Malinconia per non averlo tra le nostre fila sono sicuro che avrebbe dato ancora tanto Auguri immenso Wayne

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