Gary Neville incoraggia il Manchester United a continuare a seguire la politica giovanile che lo ha sempre contraddistinto nella sua storia, ricordando l’importanza che ha avuto puntare sui prodotti del proprio vivaio nei successi raggiunti dal club in passato.
In occasione della presentazione delle adidas Ninety-Two Trainer, il modello di scarpe dedicato alla Class of ’92, l’ex grande terzino dei Red Devils, oggi volto noto di Sky Sports nel Regno Unito, ha raccontato alcuni dei suoi ricordi della sua fantastica carriera.
Rispondendo ad una serie di domande, l’indimenticabile numero 2 dello United ha sottolineato anche il coraggio avuto da Sir Alex Ferguson nel puntare su di lui e sugli altri suoi compagni delle giovanili dell’epoca.
Come ti senti, da membro della Class of ’92, nel vedere riconosciuti i tuoi traguardi con la creazione di un modello di scarpe?
“È bello. Puoi sederti qui e dire che il tuo tempo è finito, ma, quando guardiamo ai ragazzi della squadra attuale – Scott McTominay, Marcus Rashford e Jesse Lingard – e al fatto che sono 80 anni che viene convocato almeno un giocatore proveniente dalle giovanili per una partita, è fantastico ed importante vedere lo United continuare a raccontare la sua politica sui giovani, in particolare in un momento in cui è difficile entrare in prima squadra. Quindi, non credo che dovremmo lasciare che la candela si spenga. In definitiva, dobbiamo continuare a ricordare alle persone l’importanza di produrre dei giocatori giovani e dei giocatori del luogo, che sono cresciuti amando il club.”
Tutti voi della Class of ’92 siete arrivati in prima squadra in tempi leggermente diversi, cosa rese così speciale l’Academy dello United in quel periodo?
“Guardando indietro, suppongo che l’Academy dello United sia sempre stata speciale. Se guardiamo ai Busby Babes e ai tempi in cui siamo cresciuti noi – [dove c’erano] Norman Whiteside, Mark Hughes – c’erano alcuni dei più grandi giocatori che lo United abbia mai avuto. Penso sempre alla giacca; la squadra giovanile indossa questa giacca, i Busby Babes indossavano questa giacca, e adesso lo fa la prima squadra, e lo staff, e tutto questo rappresenta la storia, i principi, i valori che non bisogna mai perdere. Questo è il motivo per cui il The Cliff è così speciale, ed erano speciali anche gli allenatori che abbiamo avuto. Noi abbiamo avuto Nobby Stiles e Brian Kidd, giocatori e allenatori fantastici. Sono stati dei giganti dello United, vincitori della Coppa dei Campioni e della Coppa del Mondo; è stato un privilegio essere allenati da loro.”
Quando vi iscrivevate all’Academy, vi veniva detto che avevate l’1% di possibilità di finire in prima squadra, ma sei di voi sono riusciti ad arrivarci partendo dalle giovanili. Pensi possa accadere di nuovo?
“Penso che questo sia il tipo di club capace di riuscirci, ma sarà difficile. L’Inghilterra ha appena vinto la Coppa del Mondo Under-17 e penso che vincere dei trofei a livello giovanile ti dia fiducia e sicurezza e, se ti senti sicuro quando sei giovane, nulla può fermarti. Se dai ad un giovane fiducia e sicurezza, farà qualsiasi cosa per te, anche correre attraverso i muri. Questo è il tipo di club capace di fare ciò: che si tratti di tre o quattro giocatori, potrebbe accadere di nuovo, ma è difficile. C’è molta pressione sui manager e sui proprietari affinché vincano il campionato o si salvino per una questione monetaria. Un manager potrebbe chiedersi: ‘Posso riparare agli errori che un giovane potrebbe commettere, o mi affido ad un ragazzo esperto, l’opzione più sicura?’. Ed è lì che Sir Alex [Ferguson] ha avuto coraggio, se si pensa ai giocatori di cui ha avuto il coraggio di liberarsi per far spazio a noi, alcuni erano fra i migliori giocatori che il club abbia mai avuto. Ma lui ci ha creduto, e noi ci sentivamo fiduciosi. Come ho detto prima, spero che accada [di nuovo], ma sarà molto difficile.”
Angel Gomes ha appena vinto la FIFA World Cup Under-17. Giocare per lo United aiuta a vincere anche in ambito internazionale, oppure è difficile trovare un equilibrio nel rappresentare al meglio sia il club che la propria nazionale?
“Penso che prima giochi per lo United, rispetto all’Inghilterra, e prima finirai per giocare anche per l’Inghilterra; vuol dire che qualcosa sta andando storto se giochi per lo United e non per l’Inghilterra. Non riesco a ricordare molti giocatori inglesi dello United che non abbiano giocato anche per l’Inghilterra perché non ci sono molti inglesi nei primi sei club [della Premier League], il ché è un grande problema. Ovviamente, sono stato insieme all’Inghilterra [come vice-allenatore] per quattro anni e dovevamo convocare giocatori che trascorrevano tutto il tempo in panchina con i rispettivi club perché non gli veniva data una chance, o non venivano messi in squadra. Ma non ci restava altra scelta, penso che anche Gareth Southgate abbia accennato qualcosa a riguardo di recente. Vedere le selezioni giovanili inglesi vincere è grandioso, siamo stati fortunati a vincere con la selezione Under-18 quando eravamo più giovane e fu davvero bello per noi. Quando vedo questi ragazzi, spero che possano avere la stessa opportunità avuta da noi, spero che i loro manager e i loro proprietari abbiano il coraggio di inserirli in squadra perché faranno bene.”
Qual è il tuo ricordo preferito da giocatore dello United?
“Sono stati qui 10 giorni che portarono al Treble. Ricordo vivamente piccoli frammento di ciò che accadde. Ricordo il goal che segnò il Tottenham come se fosse successo ieri e pensai: ‘Oh, no’. Ricordo gli ultimi minuti [di quella partita], dove pensavo: ‘se adesso concederemo un goal, perderemo il campionato’. Ma la semifinale di FA Cup contro l’Arsenal è stata la partita più speciale in cui abbia mai giocato, quindi ricordo bene anche quella. Fu semplicemente incredibile. Fu l’ultimo replay di una semifinale di sempre e che modo per vincerla! Ci fu un’invasione di campo alla fine, e vincemmo con un goal semi-decente di Giggsy!”
Marco Antonucci