Ryan Giggs ha rilasciato una lunga ed interessante intervista sul sito ufficiale del club, dove ha toccato tanti temi: dal suo record di presenze alla propria preparazione atletica, dal ritorno dell’amico Paul Scholes alla sfida al titolo con i rivali del Manchester City, concludendo con quelle che, secondo lui, potranno essere le armi giuste per concludere la stagione in trionfo.
Sei vicino a raggiungere la presenza numero 900 con la maglia dello United. Hai smesso di dare importanza a questi record o presti ancora attenzione a questo tipo di traguardi?
“Ho, smesso,” ha risposto ridendo. “In realtà, ad essere onesti, non ho mai dato troppa importanza a questi tipi di record. Ovviamente, il più importante credo sia stato quello delle presenze, dove ho superato un gigante come Sir Bobby Charlton. Questo record mi rende molto orgoglioso perché non è da tutti raccogliere così tante presenze in un club come il Manchester United, ma non mi pongo limiti sulle presenze da raccogliere e vedrò quante ancora ne potrò fare. Quando arrivai a quota 800, non avrei mai pensato di arrivare a 900, e prima ancora non avrei mai immaginato di superare il record di Sir Bobby. Ogni gara è un bonus ora. Sono davvero orgoglioso perché 900 gare sono tantissime, specialmente in un club che ami e che tifi da tanto tempo.”
Stai per raggiungere anche le 1000 gare in carriera. Credi di poter continuare a giocare anche a 40 anni?
“Questa è una domanda difficile! Non so, ma staremo a vedere,” ha risposto ridendo.
Sei un punto di riferimento per i giocatori più giovani, ancora oggi hai una grande influenza su di loro. Si può direi che sei ancora al meglio della forma…
“Sì, quando inizierà a calare la mia forma, sarà il momento in cui deciderò di smettere. Ma mi sento ancora in grado di fare la differenza, sia dentro che fuori dal campo, quindi andrò avanti.”
Sul mantenere la propria forma fisica, sei ormai abituato ad effettuare la giusta preparazione per essere sempre al top. Come si fa a bilanciare una buona performance ad un periodo di riposo?
“È difficile. È molto più facile quando hai la squadra al completo. A centrocampo, se abbiamo Anderson, Tom Cleverley e Michael Carrick tutti in forma, soprattutto durante le prime fasi della stagione, sai già quali giocatori giocheranno prima di te. Ma quando arrivano gli infortuni, il manager non ha molta scelta su chi far giocare o meno, mentre tu sai già che avrai qualche chance in più. Probabilmente, mi sentirei più a mio agio se giocassi ogni 10 giorni o due settimane, ma a volte non si può fare. Hai modo di allenarti regolarmente e mantenerti in forma. Ho giocato 90 minuti contro il Newcastle e quattro giorni dopo ne ho giocati altri 90 con il City. Non è l’ideale ed il manager, probabilmente, non vorrebbe questo, ma succede e bisogna essere pronti ad ogni eventualità. Speriamo che tutti possano tornare disponibili, in modo tale da poter far giocare un po’ tutta la rosa e poter far riposare un po’ di più i giocatori più impiegati.”
Si sente spesso descrivere come altalenante l’attuale stagione dello United. Nella quale è stato in grado di battere l’Arsenal per 8-2, ma anche di perdere il derby contro il City per 6-1…
“Sì, abbiamo avuto incostanza, ma penso che ciò è dovuto anche al fatto che spesso abbiamo dovuto affrontare alcune sfide con la rosa decimata. Ma se riusciremo a non subire altri infortuni, credo che avremo buone chance di vincere entrambe le competizioni rimaste da giocare. C’è sempre bisogno di un po’ di fortuna per arrivare a vincere qualche trofeo in una stagione, ma se hai la squadra al completo puoi fare sempre meglio. Siamo in una buona posizione al momento.”
Hai parlato di incostanza, la quale era prevedibile visto il grande numeri di giocatori esperti che hanno lasciato il club la scorsa estate.
“Sì, penso di sì. Abbiamo perso un sacco di esperienza con gli addii di Wes Brown, John O’Shea, Edwin van der Sar, Gary Neville e Paul Scholes. Inoltre, molti dei giocatori che hanno dovuto sostituirli sono giovanissimi. Sono arrivati giocatori come David de Gea, Phil Jones ed Ashley Young, che hanno fatto molto bene finora. Così come ha fatto davvero bene il ritorno di Danny Welbeck dal Sunderland, visto che sta dimostrando anche con lo United tutte le sue grandi qualità da attaccante. Ma in generale, sì, l’incostanza avuta in questa stagione la si potrebbe attribuire alla perdita d’esperienza.”
Il ritorno di Paul Scholes ha sorpreso molte persone. Tu che lo conosci meglio di chiunque altro, eri consapevole di quanto gli mancasse giocare?
“Ho chiacchierato con lui anche per tutto il periodo della sua assenza dai campi di gioco, visto che era sempre qui a Carrington. Gli chiesi come stesse andando la sua esperienza di allenatore, perché presi il patentino da allenatore insieme a lui. Personalmente, penso che si fosse ritirato troppo presto e tante altre persone pensano la stessa cosa. Scholesy, probabilmente, pensava di aver preso la decisione giusta nella sua testa e che non sarebbe più tornato indietro, ma già dopo qualche settimana era tornato ad allenarsi e a stare spesso vicino la squadra. Dovreste parlare con le Reserve, lui era sempre il migliore nelle sessioni di allenamento con loro. Questo, ovviamente, significava che ancora era in grado di poter giocare e di dare il meglio di sé. Nessuno credo sia in disaccordo con il suo ritorno, e penso che abbia dato una grande spinta a tutta la squadra prima del match con il City.”
Come fai a trasmettere la tua esperienza ai più giovani e a dargli supporto nei momenti necessari?
“L’esperienza è qualcosa che si tramanda dando l’esempio giusto, facendo vedere cosa avresti fatto in quella determinata situazione e stando a stretto contatto con i propri compagni nello spogliatoio. Non giocando ogni partita, a volte sia ha modo di poter vedere le cose dall’esterno e di poter dare un giudizio più ampio. Magari, perché no, dettato anche dall’esperienza personale su episodi o su gare simili vissute in passato. Bisogna sempre ricordare ai giocatori quanto sono bravi e che possono tirar fuori le proprie qualità. E, quando qualcuno attraversa un cattivo periodo di forma, questi incoraggiamenti e questi insegnamenti possono tornargli molto utili.”
Il Manchester City ha dettato il ritmo in Premier League per la maggior parte del tempo, durante questa stagione. Ti aspettavi questo tipo di stagione da parte loro.
“Con le qualità che hanno in rosa, sapevamo che sarebbero stati nelle zone alte. Ma, oltre a mettere dei grandi giocatori insieme, avevano bisogno di trovare quella costanza che ti consente di restare per lungo tempo al vertice della classifica. Sappiamo che con loro ci sarà una grande sfida, sappiamo ciò che ci attende… Ora non ci resta che vedere cosa accadrà.”
Pensi che manterranno ancora per tanto tempo questo rendimento?
“Oh, penso di sì. Non si possono ignorare i soldi e le qualità che hanno a disposizione. Ma bisogna anche riuscire a gestire bene lo spogliatoio. Non è facile mantenersi ad alti livelli per 10, 20, 30 anni… Dobbiamo aspettare e vedere.”
C’è più pressione su di loro perché hanno speso tanto per vincere il campionato?
“Sì, penso che per la maggior parte delle persone siano i favoriti perché hanno speso tanto, e perché hanno grande qualità. In queste situazioni, secondo me, si trova meglio chi ha meno pressioni addosso ed è per questo che credo che abbiamo buone possibilità di farcela. Anche il Tottenham è lassù. Hai sempre bisogno di un po’ di fortuna con gli infortuni e le scelte tecniche, ma spero che andrà tutto bene e che potremo trionfare ancora.”
Cosa potrebbe dare la spinta giusta in questo finale di stagione?
“Credo l’esperienza acquisita negli anni, insieme a quella del manager, possa darci una grande mano. Detto questo, anche loro hanno molta esperienza perché hanno in rosa diversi elementi che hanno vinto molto in carriera. Ma mi piace pensare che abbiamo il giusto di mix di esperienza e di fame di vittorie: abbiamo diversi veterani e dei giovani molto promettenti in rosa, i quali hanno già mostrato di avere grandi qualità. Possiamo farcela.”
Marco Antonucci