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Il sogno divenuto realtà: il viaggio di Red Army Italy all’Old Trafford

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Il mio lungo racconto della prima storica trasferta di un Supporters Club italiano ufficiale del Manchester United, a sette giorni di distanza dal big match di Domenica 10 Novembre 2013 contro l’Arsenal. Tre giorni davvero intensi, dove le emozioni sembravano non finire mai…

La partenza

Per la maggior parte del gruppo, il volo con destinazione Manchester partiva Sabato da Bergamo, all’International Airport Bergamo Orio al Serio, alle 12.45. Ci siamo ritrovati tutti lì poco dopo le 11.00, l’ultimo ad arrivare è stato proprio il sottoscritto (il mio volo dalla Calabria è partito con circa mezz’ora di ritardo). È stato davvero surreale ritrovarmi all’improvviso faccia a faccia, per la prima volta dopo tanti anni, con persone che fino ad allora avevo conosciuto soltanto virtualmente.

Ammetto di essermi un po’ emozionato, anche se ho cercato di non darlo troppo a vedere. Per fortuna, abbiamo rotto subito il ghiaccio con qualche battuta e iniziando a parlare, ovviamente, di vari argomenti che riguardavano lo United. È nato subito un buon feeling fra di noi, abbiamo iniziato ad aprirci durante il volo in aereo, parlando dei più disparati argomenti. Siamo partiti subito col piede giusto, spinti anche dall’emozione e dall’attesa frenetica di arrivare nel Regno Unito, nella nostra amata Manchester.

L’arrivo ed il primo assaggio di Manchester

Appena arrivati, come mi aspettavo, abbiamo trovato un clima molto più freddo rispetto a quello che era presente in Italia. Un clima nuovo per me, che non avevo mai provato fino ad ora, ma quel freddo, pur essendo molto più accentuato di quello che provo solitamente nella mia città, non mi creava fastidi o dolori. Sembrava quasi un compagno di viaggio che rendeva ancora più particolare l’atmosfera. Dopo esserci spostati in treno verso il centro della città, nella zona di Piccadilly, ci ha accolti la classica pioggia inglese. Non un buon presagio a livello meteorologico per il match, ma anche la pioggia era per me un aspetto positivo. Infondo, una Manchester senza pioggia non è la stessa.

Arrivati in centro, ci siamo divisi per dirigerci nelle rispettive camere d’albergo o dei pub. Il sottoscritto è andato insieme a Renato Borsoi, il tifoso italiano più esperto in materia di trasferte (la sua prima trasferta risale addirittura al lontano 1996), che mi ha guidato in maniera fantastica per tutta la durata della trasferta a Manchester. Una persona eccezionale, sotto ogni punto di vista, con la quale ho trascorso con immenso piacere la maggior parte del tempo. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza. Lo ritengo un vero esempio per tutti noi tifosi italiani dello United, ma soprattutto lo ritengo un vero amico. E, credetemi, per me la parola “amico” ha un peso elevato.

Dopo aver mangiato e bevuto una bella birra insieme a Renato in un bellissimo pub della zona, l’Old Wellington, abbiamo girato un po’ per i negozi del centro e restavo incantato dalle tante luci, dall’atmosfera e dai tanti articoli sportivi che avevo di fronte i miei occhi. Sentivo di essere nella mia città ideale, quella che sognavo da tanti anni. Strano, ma bello, anche doversi abituare a vedere le macchine guidare sul lato sinistro della strada. Sembrava un film per me.

La sera stessa ci siamo, poi ,ritrovati insieme agli altri al centro commerciale Arndale, sostando per un po’ in un ristorante dal nome Nando’s. Terminata la forte pioggia, che ci ha spinto a girovagare all’interno del centro commerciale ancora per un po’ di tempo, ci siamo diretti verso l’Hard Rock presente a Manchester, visitando anche una vecchia fabbrica abilmente trasformata in una zona commerciale, piena di locali e ristoranti dove tante persone trascorrono la sera. Un misto di innovazione e arte, che solo una città come Manchester, brava ad evolversi senza perdere contatto con le proprie radici, può offrire. La serata si è poi conclusa con un’altra bella birra, prima di salutarci per recarci nelle nostre rispettive camere. Era già stata una giornata molto piacevole ed intensa, ma sapevamo che il meglio sarebbe arrivato il giorno dopo.

L’arrivo all’Old Trafford e l’attesa per la partita

La mattina seguente, dopo aver fatto colazione nel pub dove alloggiavamo io e Renato (classica colazione inglese, a base di bacon, fagioli, pomodori, salsiccia e uova), ci siamo diretti verso St Peter’s Square – dove erano in corso i preparativi per il Remembrance Day – per prendere la metro che ci avrebbe condotto nella zona dell’Old Trafford. Dopo essere scesi sulla Brian Statham Way (la via da cui parte il lungo rettilineo che porta all’Old Trafford, la comprende anche la Warwick Road e la storica Sir Matt Busby Way), ci siamo finalmente diretti verso il Teatro dei Sogni, dove avevamo appuntamento anche con gli altri ragazzi. Arrivare lì davanti e vedere di fronte i propri occhi l’Old Trafford è stato un momento unico. Lo attendevo da una vita, dal giorno in cui ho iniziato ad amare questa squadra e tutto ciò che la riguarda. Posso garantirvi che non ci sono parole che possano descrivere la sensazione che si prova ad essere lì. È proprio vero che è un’esperienza che bisogna viverla per capirla in pieno.

Una volta ritrovatici tutti e dopo aver conversato un po’, ci siamo diretti verso l’ufficio di Michael Leneghan, il delegato del club con cui avevamo prefissato un incontro. Dopo un po’ di attesa, ci ha accolti con un entusiasmo che ci ha messo subito a nostro agio. Abbiamo discusso della possibilità di utilizzare il logo del club per produrre bandiere, magliette, sciarpe e gadget vari da rivendere ai membri ufficiali di Red Army Italy, ottenendo l’OK da parte della società. Un altro grandissimo risultato che ci ha resi particolarmente orgogliosi.

Finito con successo il colloquio con Michael, ci siamo incontrati davanti l’ingresso dell’Old Trafford con Alessio e Sergio Severo (unitisi al resto del gruppo in un secondo momento). Abbiamo scattato molte foto, compresa quella di gruppo che abbiamo pubblicato al ritorno dal viaggio sulla nostra pagina, e girato ogni angolo dello stadio, compreso il suggestivo Munich Tunnel (il tunnel dedicato alle vittime della tragedia di Monaco di Baviera e ai personaggi che hanno contribuito alla pronta rinascita del club negli anni ’60). Terminato il tour dello stadio, ci siamo recati verso un famoso pub della zona, il Sam Platt’s, dove abbiamo dato vita ad una piacevole conversazione di gruppo e dove abbiamo bevuto una bella birra tutti insieme, in mezzo a tanti tifosi del posto che frequentano spesso il pub e lo stadio.

Andati via dal Sam Platt’s, ci siamo diretti verso la zona dello stadio dove entrano le due squadre per prepararsi per la partita. Abbiamo atteso l’arrivo dei giocatori per oltre un’ora, ma i giocatori di entrambe le squadre hanno preferito non concedersi troppo al pubblico e di entrare velocemente negli spogliatoi. Scelta comprensibile, visto che un match così importante richiede una preparazione rigida. A quel punto, non ci restava che entrare nello stadio…

La magia dell’Old Trafford e le emozioni di una partita indimenticabile

Prima di arrivare nel nostro settore dello stadio, sono stato accolto simpaticamente da uno steward che, vedendo che con me portavo una bandiera italiana, mi ha salutato dicendomi: “Bella Italia, bravo!”, stringendomi la mano. Superati i controlli e saliti i gradini che conducevano nel nostro settore dell’East Stand, siamo finalmente entrati in un Old Trafford che, pur essendo ancora semi-vuoto (mancava circa 1 ora al calcio d’inizio), toglieva il fiato. Vedere quelle tribune con i miei occhi e respirare l’atmosfera del luogo che ho sempre sognato di visitare è stato indescrivibile. Scattate alcune foto di gruppo anche in tribuna, abbiamo finalmente preso tutti posto in attesa del calcio d’inizio.

Le tribune si sono riempite davvero in pochissimo tempo, creando quell’atmosfera magica che, ormai tanti anni fa, mi ha fatto innamorare dello United addirittura anche solo vedendola attraverso uno schermo. Suggestivo anche il minuto di silenzio, osservato prima del calcio d’inizio per il Remembrance Day, che ha reso lo stadio completamente muto nonostante la presenza di oltre 75.000 spettatori.  L’inizio della gara è stato molto incoraggiante: la squadra è apparsa subito determinata nel voler sbloccare il punteggio. Impressionante anche il supporto del pubblico, al quale ho contribuito cantando dal primo all’ultimo minuto a squarciagola (il giorno dopo non aveva davvero più voce!). Lo United attacca proprio sotto il nostro settore e, dopo una serie di azioni pericolose che avevano portato soltanto ad una innocua conclusione di Wayne Rooney dalla distanza, al minuto 26 arriva quel momento destinato a restarmi impresso nel cuore e nella testa per sempre.

Lo stesso Wayne Rooney, controllando un pallone che sembrava destinato a terminare fuori, costringe Thomas Vermaelen a rifugiarsi in calcio d’angolo con un cross che aveva creato qualche apprensione alla difesa dell’Arsenal. Prima della battuta dalla bandierina dello stesso fuoriclasse inglese, seguo con la coda dell’occhio il movimento di Robin van Persie, che sceglie di piazzarsi al limite dell’area per non dare punti di riferimento alla difesa avversaria. Partito il cross, vedo l’attaccante olandese scattare per ben 11 metri in direzione della palla… Colpo di testa che lascia immobile il portiere e che scavalca il difensore appostato sulla linea…  Goal! In un attimo esplodiamo tutti nella gioia più totale e nel classico urlo del pubblico inglese ad un goal: “Yeah!”. Tutto lo stadio inizia a tremare, avvolto in un clima di festa che, per oltre un minuto, ti fa toccare il cielo con un dito. Esultanza spettacolare anche dello stesso RvP contro la sua ex squadra. Lo speaker conferma che a segnare è stato proprio Robin van Persie e parte il famoso coro “Oh, Robin van Persie!”.

Il primo tempo scorre veloce e si va all’intervallo avanti di un goal e con un entusiasmo enorme in tribuna. La squadra aveva giocato bene ed aveva annullato completamente l’Arsenal fino a quel momento. La ripresa, però, sarà tutt’altro che tranquilla. I Gunners si riversano all’attacco, accolti dai nostri assordanti fischi ad ogni azione potenzialmente pericoloso. Lo United si lascia schiacciare nella propria metà campo, ma regge molto bene in difesa. L’unico brivido ce lo offre un tiro di Mesut Özil, su azione d’angolo, che termina sull’esterno della rete. Poco dopo, però, andiamo vicinissimi al raddoppio con un sinistro di Wayne Rooney, che ha quasi dato l’illusione del goal dalla nostra posizione. Il 2-0 ci avrebbe regalato un finale più tranquillo, ma in fondo le vittorie più belle sono proprio quelle più sofferte…

Dopo aver potuto ammirare anche l’ingresso in campo della leggenda Ryan Giggs (un onore ed un piacere immenso vedere giocare dal vivo il calciatore più rappresentativo della nostra storia, una cosa da raccontare ai propri figli in futuro), un altro brivido ce lo regala una conclusione da fuori di Kieran Gibbs che, deviata da Robin van Persie, viene bloccata con sicurezza da David de Gea. Prima del fischio finale, in pieno recupero, un cross di Bacary Sagna attraversa tutta l’aera di rigore e per un nulla Nicklas Bendtner non trova la deviazione vincente. In quel momento credo che mi si sia fermato il cuore! Per la nostra, però, la palla finisce fuori e poco dopo arriva l’attesissimo fischio finale… È fatta! Vittoria e festa piena all’Old Trafford, dove tutti noi ci abbracciamo in tribuna presi da un euforia incredibile. Sembra già tutto perfetto così, ma c’è ancora spazio per altri momenti indelebili…

L’incontro con i giocatori e gli autografi di Carrick e van Persie

Usciti dallo stadio, dove cantiamo festanti insieme ad una marea di tifosi, io e Cristina Passaretti decidiamo di dirigerci velocemente verso la zona dove si attende l’uscite dei giocatori. Riusciamo a prendere posto prima che vengano montate le transenne che separano il pubblico dai calciatori che escono dagli spogliatoi. I primi ad uscire sono i giocatori e i membri dello staff tecnico dell’Arsenal, attesi da un pullman. La folla saluta in particolar modo Mesut Özil e Arsène Wenger (molto rispettati anche dalla nostra tifoseria), i quali ricambiano con un timido saluto a distanza. Partito via il pullman dei Gunners, arriva il momento dei nostri.

Alcuni di loro abbandonano lo stadio direttamente a piedi, come Anders Lindegaard e Danny Welbeck, mentre altri si fanno parcheggiare la propria auto vicino l’uscito degli spogliatoi. Il primo a fermarsi fra noi tifosi è Antonio Valencia, il quale, però, concede pochi autografi e va via subito. Stessa cosa fatta successivamente da Nani. Si intrattiene un po’ di più Shinji Kagawa, ma va via proprio quando era arrivato vicinissimo a me e Cristina. Altri entrano direttamente in auto, salutando soltanto da lontano noi tifosi, fra cui Adnan Januzaj, David de Gea, Phil Jones e Tom Cleverley (incappucciato). Assistiamo ad una scena molto simpatica: Wayne Rooney esce con il proprio figlioletto Kai fra le braccia, sistemandolo con cura in auto (lasciatogli in precedenza dalla moglie Coleen, uscita qualche minuto prima dagli spogliatoi).

Dopo aver visto sfilare il fuoriclasse inglese, vediamo avvicinarsi a noi Michael Carrick. Iniziamo tutti ad urlare di gioia e lui, con la solita umiltà e pazienza, inizia a firmare autografi a tutti. Davvero impressionante vederlo così da vicino. Giocatore e persona straordinaria. Un mito o, come preferisco chiamarlo io, un “silent hero”. Il suo è stato  il primo autografo che abbiamo raccolto. Poco dopo, invece, vediamo uscire ed infilarsi presto in macchina il leggendario Ryan Giggs, che si limita anche lui soltanto ad un saluto. Passa anche un’altra leggenda del club di sfuggita, il grande Gary Neville, presente allo stadio per commentare la gara per la Pay-TV britannica Sky Sports, ed il CT dell’Inghilterra, Roy Hodgson.

Erano ormai passate oltre due ore ed il freddo si faceva sempre più pesante. Aver già raccolto l’autografo di una figura importante come Carrick ci aveva già resi soddisfatti, ma io e Cristina – contro il volere del resto del gruppo – abbiamo deciso di restare perché sentivamo che ancora poteva esserci un’altra sorpresa. Ed ecco che pochi minuti dopo, in maniera quasi surreale, spunta fuori l’eroe di giornata, nonché l’eroe del titolo conquistato della passata stagione (dove ha segnato sul campo di tutte le nostre rivali storiche dei goal decisivi): l’immenso Robin van Persie.

Sorridendo e con passo rilassato, van Persie si avvicina proprio verso di me e in quel momento ammetto di aver provato una delle più grandi emozioni della mia vita. Avevo di fronte il mio calciatore preferito. Tutti noi siamo impazziti di gioia e le transenne faticavano a trattenere la foga dei tifosi presenti. Quando è arrivato di fronte a me, mentre mi firmava l’autografo, ho toccato il suo braccio e gli ho detto: ‘You are the best!’. Lui mi ha guardato un attimo e mi ha sorriso. Un’emozione unica, che può provocarti soltanto il tuo idolo.

Dopo che RvP ha firmato l’autografo anche a Cristina, ce ne siamo andati via ancora più felici di prima, concedendoci un’ultima foto di gruppo di fronte un Old Trafford illuminato di sera. Tutto è andato come meglio non poteva e non ci restava che fare un ultimo giro per la città.

L’ultima cena e la partenza del giorno dopo

La sera ci siamo riuniti tutti (a parte Alessio e Sergio Severo, dovuti andar via perché il giorno dopo avevano l’aereo di ritorno che partiva la mattina presto) in un ristorante italiano della zona, dal nome Carluccio’s, per l’ultima cena prima della partenza del giorno dopo. Clima molto sereno e rilassato, anche se già aleggiava un po’ di dispiacere al pensiero che quella fosse l’ultima sera nella nostra amata Manchester. Il giorno dopo, con l’aereo in partenza alle 12.45, ci siamo ritrovati tutti in aeroporto.

Nel viaggio di ritorno verso l’Italia eravamo tutti molto più stanchi e malinconici. Non solo ci dispiaceva lasciare un posto per noi speciale, ma anche l’idea che questo fantastico viaggi fosse finito. All’aeroporto di Bergamo ci siamo salutati tutti, visto che ognuno di noi aveva un volo o un mezzo di trasporto diverso da prendere per tornare nelle rispettive località. Ammetto che è stato un po’ triste dover salutare dei compagni di viaggio e di tifo così fantastici.

Forse, le parole non bastano per far capire a pieno quanto sia stata fantastica e unica questa esperienza. Posso assicurarvi, però, che se qualcuno mi chiedesse quale sia stata l’esperienza più bella della mia vita, direi senz’altro che è stata questa. Ai limiti della perfezione.

Voglio ringraziare pubblicamente Cristina Passaretti (felice di averla incontrata dopo ben 6 anni di amicizia virtuale) e suo padre, Igino Passaretti (personale solare e molto simpatica, quasi uno zio adottivo), Giuseppe Di Lorenzo, Mario Iovannelli (il mio compagno di bevute), Alessio e Sergio Severo, Giusy Mazza e ringrazio nuovamente Renato Borsoi (altro che persona cattiva…).

Torneremo presto a Manchester.

Marco Antonucci
Presidente di Red Army Italy, Manchester United Supporters Club Italia

 

Bio di Red Army Italy

Nata nel 2011, la nostra associazione ha raggiunto lo status di Supporters Club Italiano Ufficiale nel 2013. La passione per lo United ci ha portato a raggiungere traguardi importanti e ci guida in ogni iniziativa!

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