venerdì , 22 Novembre 2024
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Si racconta Carlo Sartori, il primo italiano a vestire la maglia del Manchester United

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Il nostro connazionale Matteo Darmian ha ben impressionato nella sua gara d’esordio, ma non è stato l’unico italiano a giocare e a ben figurare all’Old Trafford. Il primo italiano a farlo fu Carlo Sartori, che può anche vantare di essere stato il primo calciatore straniero della storia del Manchester United.

Rintracciato dal sito ufficiale del club, ManUtd.com, Sartori ha ricordato i suoi tempi e ha parlato della sua carriera in generale, la quale, pur non essendo molto conosciuta, è stata comunque piena di soddisfazioni.

Questa l’intervista integrale:

Come arrivasti al Manchester United?
“Fui osservato mentre giocavo per i Manchester Boys e per i Lancashire Boys. Arrivai come un dilettante, piuttosto che da apprendista, a 15 anni, e due anni dopo firmai da professionista, entrando a far parte delle squadre A e B, delle Reserves e poi, nella stagione 1968/1969, feci il mio debutto in prima squadra.”

Parlarci del tuo debutto contro il Tottenham…
“Me lo ricordo nitidamente. Ero uno dei sostituti e Francis Burns si infortunò a circa 20/25 minuti dalla fine e il punteggio era sul 2-2. Proprio nel finale di partita, Paddy Crerand mi servì un pallone invitante con un tocco morbido nell’area piccola, arrivai sulla palla prima di Pat Jennings, che tentò l’uscita, e [il pallone] stava per entrare dentro la porta. Dall’altro lato, vidi arrivare Mike England pronto a spazzarlo via e, vedendolo correre verso la palla, cercai di ostacolare la sua corsa col corpo, sperando che il pallone entrasse nel frattempo. Ma riuscì a rinviare e la gara terminò con un pareggio, evitando la nostra vittoria e un debutto perfetto per me.”

Tu hai giocato con la United Trinity, composta da George Best, Denis Law e Sir Bobby Charlton. Che esperienza è stata?
“Giocare con loro è stato assolutamente fantastico, se pensiamo che vengono ricordati ancora oggi. Poter giocare per il Manchester United è un onore e un privilegio in ogni caso, ma averlo potuto fare con quei giocatori è stato assolutamente incredibile. Ricordo quando George [Best] segnò sei goal in una partita contro il Northampton, quando tutti dicevano che non avrebbe dovuto giocare perché era stato squalificato e che la squadra avrebbe fatto bene senza di lui! Ma George era George. Quando giocava al suo meglio, era sopra a tutti gli altri. Onestamente, era assolutamente fenomenale. Il mio eroe a scuola era Denis Law, adoravo Denis quando andavo a scuola e cercavo di copiare le sue movenze, poi, improvvisamente, mi ritrovai a giocare insieme a lui.”

Quali sono i goal e le partite che ti ricordi di più?
“Ovviamente, la più importante fu contro l’Anderlecht in Coppa dei Campioni. Li avevamo battuti in casa 3-0, poi segnai dopo 10 minuti [nel match di ritorno in Belgio], su assist di Paddy Crerand, e andammo sul 4-0 nel punteggio complessivo. Loro rimontarono e vinsero 3-1, quindi il mio goal si rivelò importante per la nostra permanenza nella Coppa dei Campioni. Probabilmente, il mio più bel goal lo segnai in una vittoria per 2-1 sul Nottingham Forest, dove feci un uno-due con Bobby [Charlton] al limite dell’area, prima di spedire la palla nell’angolino.”

Ti consideri italiano o mancuniano?
“La mia famiglia emigrò quando avevo 10 mesi. Mi considero sia inglese che italiano, ma devo riconoscere che le mie radici sono in Italia. Ho messo famiglia lì, ci sono nato e ho molta affinità con il luogo. Ma, esseno cresciuto in Inghilterra, mi sento sia inglese che italiano. Essere stato il primo giocatore non-britannico allo United è qualcosa che resterà per sempre e che mi rende davvero orgoglioso. Ho ricevuto un’onorificenza a Caderzone Terme, il mio paese nel Nord Italia: hanno premiato la mia carriera da calciatore e il fatto che ho sempre mantenuto un legame con il mio luogo di provenienza. È davvero speciale per il mio paese il fatto che io sia stato il primo straniero della storia del club.”

Sei tornato in Italia, andando a giocare a Bologna, quando hai lasciato lo United, e hai dovuto subito firmare per il servizio militare…
“Giusto. Era obbligatorio farlo fino a 28 anni, ed io ne avevo 25 quando lasciai lo United. È stato una specie di servizio nazionale; dovevo andare un paio di giorni a settimana in una base militare di Bologna. Feci anche parte della Nazionale Militare Italiana e solitamente giocavamo Roma ogni Martedì, andavo a giocare una partita contro una squadra di seconda o terza divisione per mantenermi in forma, per poi tornare al mio club. Alcuni giocatori di quella squadra presero parte alla Coppa del Mondo del 1982 – Gabriele Oriali, Francesco Graziani, Ivano Bordon – quindi furono tempi speciali. Nel 1973, giocammo la Coppa del Mondo Militare in Congo e la vincemmo, quindi ho una medaglia d’oro della Coppa del Mondo! Nella prima stagione al Bologna non giocai molte gare, ma giocai in Coppa Italia quell’anno perché lì giocavano i giocatori meno utilizzati. In finale giocò la squadra più forte, ma mi fu comunque consegnata la medaglia perché avevo giocato la maggior parte delle partite. Fu un periodo ricco di eventi! Quando ripenso alla mia carriera, mi sento privilegiato. Non ho mai raggiunto grande notorietà o roba simile, ma ero molto amato e questo era tutto per me.”

Hai anche avuto un’altra carriera dopo il ritiro dal calcio…
“L’ultimo anno in cui giocai in Italia, presi il patentino di allenatore per restare nel gioco, ma mio fratello morì nel 1983, e l’altro mio fratello era a Liverpool per mandare avanti l’attività che aveva iniziato mio padre. Doveva curare il giro di clienti fra Liverpool e Manchester, e chiese il mio aiuto. Ho avuto un’idea, sono tornato a Manchester e ci sono rimasto per 29 anni. Mi sono divertito con lui. Ho avuto conversazioni divertenti con i clienti perché sapevano che avevo giocato per lo United, e ho vissuto fuori prima di passare l’attività a mio nipote due anni fa. Ho avuto il privilegio di portare avanti l’attività di mio padre.”

Continui a seguire il calcio?
“Sì. Non seguo molte partite, ma quello dello United è il primo risultato che cerco. Ricordo quando arrivai nel 1963, quando la ferita per il disastro aereo di Monaco di Baviera era ancora aperta, e il club si è rafforzato sempre di più da allora. Gli ultimi due anni sono stati difficili dopo il ritiro di Sir Alex [Ferguson]. Louis van Gaal, portando diversi nuovi giocatori, penso che riuscirà a ritrovare la giusta rotta. Sono rimasto ancora in contatto con i ragazzi con cui giocai allo United; Brian Kidd, John Connaughton, Alan Wardle, Jimmy Elms e altri. L’associazione degli ex giocatori si riunisce un paio di volte all’anno, ed è sempre bello ricordare i vecchi tempi.”

Marco Antonucci

 

Bio di Marco Antonucci

Presidente e caporedattore di Red Army Italy, tifoso del Manchester United dal Dicembre 2005.

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