Oggi ricorre il 20° anniversario del match che da molti è stato definito come il più bello della storia della competizione calcistica più antica al Mondo, nonché l’ultimo replay di una semifinale di FA Cup.
Il 14 Aprile 1999, nel punto più alto e più acceso della propria rivalità, Arsenal e Manchester United si sfidarono al Villa Park per un posto nella finale di Wembley contro il Newcastle United di Alan Shearer, con in gioco la possibilità di replicare il Double dell’anno prima per i Gunners e con un ancora più ambizioso Treble in palio per i Red Devils.
Nella semifinale andata in scena tre giorni prima, disputata sempre al Villa Park, neanche i tempi supplementari bastarono per sbloccare lo 0-0, nonostante tante emozioni e un goal ingiustamente non convalidato a Roy Keane per un fuorigioco inesistente. Così, nel pieno di una stagione già caotica di suo, Arsène Wenger e Sir Alex Ferguson si ritrovarono a doversi sfidare nuovamente – per la quinta volta addirittura – e il bilancio, fino a quel momento, non sorrideva affatto ai Red Devils.
Nei quattro precedenti confronti stagionali, infatti, due volte avevano avuto la meglio i londinesi e le altre due erano terminate con un pareggio. Delle statistiche che sembravano far pendere il favore dei pronostici dalla parte dei Gunners, determinati nel voler ripetere il Double FA Cup-Premier League della stagione precedente.
Sir Alex si ritrovò costretto a rinunciare a Denis Irwin, infortunatosi nella precedente partita, e schierò come terzini entrambi i fratelli Neville, Gary e Phil, mentre il roccioso Jaap Stam e Ronny Johnsen formavano la coppia di difensori centrali, davanti al grande Peter Schmeichel. A centrocampo, erano presenti l’indomito capitano Roy Keane e Nicky Butt, mentre sulle fasce – oltre alla scontata presenza di David Beckham sulla destra – ci fu una sorpresa: Jesper Blomqvist fu preferito a Ryan Giggs sulla sinistra.
Già, Ryan Giggs iniziò quella partita non da titolare, ma addirittura partendo dalla panchina. Non stava vivendo il suo miglior periodo di forma, sebbene qualche giorno prima avesse realizzato l’importante goal del pareggio contro la Juventus, allo scadere, nella semifinale d’andata di UEFA Champions League.
Il match presentò subito un ritmo molto elevato, e lo United riuscì a sbloccarlo dopo appena 16 minuti con David Beckham che, raccogliendo un intelligente tocco di Teddy Sheringham, superò David Seaman con un bellissimo tiro partorito con la stessa tecnica e la stessa posa con la quale batteva i suoi famosi calci di punizione.
I Red Devils mancarono anche il possibile raddoppio in diverse occasioni, divorandosi una grande chance con Ole Gunnar Solskjær appena un minuto prima del pareggio di Dennis Bergkamp, giunto con una potente conclusione dalla distanza. Da lì in poi, un match già molto vivace e bello da vedere presentò emozioni a non finire.
I tifosi e i giocatori dell’Arsenal si ritrovarono a festeggiare di lì a poco anche il 2-1, o meglio: quello che pensavano essere il goal del 2-1. Nicolas Anelka aveva appena insaccato un’insolita respinta difettosa di Peter Schmeichel su un tiro dal limite di Bergkamp, dando vita ad una lunga esultanza insieme ai propri compagni di squadra e ai tifosi appostati in quella porzione del campo, per poi accorgersi soltanto molto dopo che il guardalinee aveva in realtà alzato (giustamente) la bandierina per segnalare la posizione di fuorigioco dello stesso francese. Anche l’arbitro non si accorse subito della segnalazione del suo assistente, assegnando inizialmente la rete e alimentando l’illusione dei Gunners.
Tuttavia, per lo United arrivò comunque una brutta notizia pochi istanti dopo, quando Roy Keane – già ammonito – stese con un intervento rude Marc Overmars, rimediando il secondo cartellino giallo e la conseguente espulsione, che il capitano dei Red Devils accettò senza accennare la minima protesta, buttando via la propria fascia e dirigendosi direttamente verso il tunnel che conduce agli spogliatoi a testa bassa.
Con i Red Devils ridotti in 10 uomini e apparentemente più stanchi sia fisicamente che mentalmente, l’Arsenal apparve consapevole di avere la propria occasione di far sua la partita e di strappare il proprio biglietto per la finale di Wembley. E ottenne, in pieno recupero, l’occasione migliore possibile per vincere la partita.
La palla arrivò a Ray Parlour al limite dell’area di rigore dello United, dove lo attendeva Phil Neville che, sorpreso dalla sua finta e dal suo successivo cambio di passo, sbagliò completamente il tempo dell’intervento e stese il proprio avversario in piena area. Calcio di rigore. Nessuno ebbe il coraggio di protestare. Nello United calò un silenzio che fece perfino più rumore dell’esultanza dei tifosi avversari.
Il Manchester United si trovò ad un passo dalla sconfitta e dalla fine del sogno di compiere il leggendario Treble, mentre l’Arsenal a soli 11 metri di distanza dalla sua seconda finale di FA Cup consecutiva. Ray Parlour si avvicinò a David Elleray per sapere quanto mancasse alla fine. “Questo sarà l’ultimo calcio della partita”, gli rispose l’arbitro. Tutto dipendeva da quel rigore.
Sul dischetto si presentò Dennis Bergkamp, che aveva già affrontato (e superato) Peter Schmeichel dagli undici metri circa sette anni prima durante i calci di rigore della semifinale fra Paesi Bassi e Danimarca di UEFA Euro 92, che furono decisi proprio da una parata di The Great Dane su una leggenda come Marco van Basten. Quella volta, però, il portierone danese aveva soltanto un’unica chance per salvare la sua squadra.
“Bergkamp si fece avanti e non avevo nessun piano, non avevo fatto nessuna analisi su come batteva i rigori. Non l’ho mai fatto. Sono un fermo sostenitore della fortuna”, ha rivelato proprio oggi lo stesso Peter Schmeichel su ManUtd.com. “Per avere un po’ il controllo [della situazione] o perlomeno credere di averlo, preferivo non sapere nulla. Quando arrivavano dei rigori, inclusi quelli calciati in serie, per me era semplice. Avevo già deciso cosa fare. Non importava chi fosse il tiratore.”
Parte Dennis Bergkamp. Tiro. Parato! Il rumore della palla che sbatte sui guantoni di The Great Dane è seguito dal boato di euforia e di sollievo dei tifosi dello United. Peter Schmeichel, tuffandosi alla propria sinistra, vince il duello con il numero 10 dell’Arsenal e para il più importante penalty della sua leggendaria carriera, festeggiato dai propri compagni. Lo United è ancora in vita e si va ai tempi supplementari, dopo un finale pazzesco in quelli regolamentari.
Sir Alex Ferguson, prima dell’inizio dei tempi supplementari, entrò in campo e chiese l’appoggio dei tifosi caricandoli a gesti, ma soprattutto decise di far capire ai Gunners di non voler farsi schiacciare inserendo addirittura un attaccante, Dwigth Yorke, al posto di Gary Neville. Una mossa anche coraggiosa, considerando che si trattò dell’ultimo cambio a propria disposizione, dato che in precedenza erano già entrati Ryan Giggs e Paul Scholes.
Il match nei tempi supplementari sembrava essere totalmente in mano ai Gunners, forti della superiorità numerica e ancora pieni di rabbia per il goal annullato e le varie occasioni sprecate, chiamando il numero 1 dello United ad un altro salvataggio fondamentale. Ironia della sorte, su un altro tiro dello sfortunato Bergkamp.
Tutto lasciava pensare che, nella migliore delle ipotesi, lo United se la sarebbe giocata ai calci di rigore se fosse riuscito a resistere all’assalto continuo degli uomini di Arsène Wenger. Ma nessuno avrebbe immaginato che, di lì a poco, sarebbe accaduto qualcosa di magico. Una di quelle cose – senza voler eccessivamente romanzare come spesso accade nell’epoca di Facebook e dei social network in generale, dove non di rado si enfatizza all’estremo anche la normalità – destinate a restare impresse nella memoria di tutti. Che tu sia tifoso o neutrale o avversario, poco importa.
Minuto 108. L’Arsenal sta impostando una delle sue tante azioni offensive, con la palla sui piedi di Patrick Viera. Il centrocampista francese allarga verso destra, ma sbaglia la misura del passaggio e regala palla a un certo Ryan Giggs. E qui occorre fare un passo indietro, tornando al periodo non brillante che stava attraversando il numero 11 dello United in quel periodo.
A tal proposito, Giggs di recente ha rivelato che, proprio qualche giorno prima di quella sfida, fu ricevuto nel suo ufficio da Sir Alex Ferguson: “Mi disse che non stavo giocando come voleva. Il Boss mi disse che voleva che mi ricordassi quanto fossi bravo, che mi stavo allontanando [dal giocatore che ero]. Mi stava dicendo: ‘ho bisogno di quel Ryan Giggs, non di questo Ryan Giggs’. Ciò mi mise di malumore, naturalmente. Come sempre. Ma lo ascoltai. Voleva che dribblassi i giocatori, che fossi istintivo.”
Ricordando, poi, l’azione di gioco in questione, The Welsh Wizard ha aggiunto anche: “Continuavo a perdere palla. Quindi, tornai ad affidarmi all’istinto. Corsi [direttamente verso la porta].”
Partendo dalla propria metà campo, Ryan Giggs si lancia direttamente verso l’aria di rigore avversaria. Gli va incontro lo stesso Patrick Vieira, ma lo salta. Arrivano a fronteggiarlo contemporaneamente Lee Dixon e Martin Keown, con alle spalle ancora Vieira che lo insegue, ma salta anche loro. È in area di rigore. Posizione defilata, palla sul suo magico sinistro. Mentre carica il tiro, Tony Adams – conosciuto anche come Mr. Arsenal e capitano dei londinesi – tenta un intervento disperato, ma il tiro parte comunque. David Seaman, che copre il suo palo e buona parte dello specchio della porta, viene superato imparabilmente da un missile mancino che si insacca sotto la traversa.
È il goal del secolo. Accompagnato da un’esultanza insolita per gli standard dello stesso Ryan Giggs, ma che sottolinea l’importanza e l’emozione di un momento leggendario. Impazziscono tutti di gioia in casa Manchester United, mentre l’Arsenal è letteralmente incredulo e a pezzi.
I Gunners avrebbero anche un’ultima mezza occasione per pareggiare nei secondi finali, ma il tiro sbilenco di Nicolas Anelka muore sul fondo insieme alle residue speranze dei ragazzi di Arsène Wenger.
Al fischio finale, ci fu l’invasione di campo dei tifosi che, in una scena da film, sorressero uno dei pochi giocatori che ancora non aveva abbandonato il campo, David Beckham, portandolo in trionfo come un Re. Un’immagine di un calcio di altri tempi, di una partita di altri tempi…
Questo fu uno dei passaggi chiave che portò, poi, al leggendario Treble, ma per chiudere in bellezza questo racconto e per dare ancora di più al match al dimensione che merita, trovo giusto riportare il ricordo dell’uomo che arbitrò quella partita, il Sig. David Elleray:
“La gente spesso mi chiede perché ho scelto di essere un arbitro, perché ho deciso di sopportare tutti gli abusi, e ho sempre dato la stessa risposta: ‘Ricordi il replay della semifinale di FA Cup, Arsenal-Man Utd? Immagina come fu trovarsi nello stadio. Poi, immagina cosa volle dire essere in campo e farne parte’. Avevo il posto migliore.”
“Fu una grande, grande partita di calcio in tutto e per tutto. Ho arbitrato circa 1.500 partite e direi che questa è stata la mia preferita.”
Marco Antonucci