Il Manchester United ha chiesto un incontro ai dirigenti di Facebook e di Twitter per trovare una soluzione al triste fenomeno del razzismo che, negli ultimi giorni, ha colpito Marcus Rashford e Paul Labile Pogba.
I due Red Devils sono stati bersagliati di insulti di matrice razzista dopo aver fallito entrambi un calcio di rigore nelle ultime due sfide, ricevendo però il sostegno e la solidarietà di club, tifosi e del mondo del calcio in generale.
Tuttavia, per provare a risolvere in modo concreto questo problema, il club mancuniano vorrebbe studiare una strategia che permetta di identificare i cosiddetti hater, magari – come suggerito qualche giorno fa da Juan Mata – chiedendo un documento al proprietario di ogni account per risalire alla sua identità, senza limitarsi al ban che, in genere, viene raggirato con la registrazione di un altro profilo.
Soluzione non facile da applicare, e che potrebbe richiedere molto tempo, ma che potrebbe essere messa in atto se i social network rischiassero di perdere una presenza importante come quella del Manchester United, che vanta oltre 73 milioni di “Mi piace” su Facebook, circa 20 milioni di follower su Twitter e più di 31 milioni di follower su Instagram (social, come noto, di proprietà di Facebook).
Altri casi del genere potrebbero ripetersi in futuro e coinvolgere anche giocatori di altri club, che a loro volta potrebbero sposare la causa dello United. Un allarme che sicuramente non potrà essere ignorato da Mark Zuckerberg e colleghi.
Paul Labile Pogba, dai suoi profili social ufficial, ha comunque risposto con classe ai tanti insulti ricevuti, pubblicando un post molto significativo.
“I miei antenati e i miei genitori hanno sofferto affinché oggi la mia generazione fosse libera di lavorare, di prendere il bus, di giocare a calcio. Gli insulti razzisti sono ignoranza e possono soltanto rendermi più forte e motivarmi per lottare per la futura generazione”, queste le parole del Campione del Mondo francese.
Parole che noi di Red Army Italy ci sentiamo di appoggiare pienamente, con l’augurio che non si ripetano più episodi del genere in futuro.
Come abbiamo sempre fatto da 8 anni a questa parte, ci impegneremo ad evitare casi simili nei nostri canali di comunicazione, grazie anche alla sensibilità e all’intelligenza fin qui mostrata dai nostri membri e dai nostri utenti. Si possono discutere tante cose; il modo di giocare di un calciatore o di una squadra, le scelte di un allenatore, un presunto errore arbitrale, ma non il colore della pella di una persona.
Marco Antonucci